Il Pardo tra Zurigo e Alptransit

di ANTONIO MARIOTTI - Come afferma Carlo Chatrian, il nuovo direttore artistico del Festival del film di Locarno, nell?intervista che pubblichiamo a pag. 27: «Fare un festival è un lavoro di squadra». E solo una rassegna con alle spalle una squadra forte avrebbe potuto pensare di vivere senza contraccolpi troppo pesanti la situazione del tutto inattesa, e non certo facile da affrontare, venutasi a creare al termine dell?edizione 2012 – per altro coronata da un ottimo successo – dopo le improvvise dimissioni di Olivier Père. All?ex direttore francese (che ora si occupa della produzione cinematografica della rete televisiva Arte) va riconosciuto l?indiscutibile merito di aver riportato la manifestazione ticinese al centro dell?attenzione della critica internazionale, snellendone notevolmente il programma a tutto vantaggio della fruizione delle opere selezionate. La promozione di Chatrian da responsabile delle retrospettive a direttore artistico è frutto di un?intuizione del presidente del Festival, Marco Solari, che si è in pratica accollato la responsabilità di una scelta che ha suscitato, soprattutto a caldo, un?ondata di comprensibile scetticismo. È chiaro quindi che se Chatrian dovesse fallire (sulla carta ciò pare del tutto improbabile e non saremo certo noi ad augurarglielo, magari agitando lo spauracchio di presunti film-scandalo che nessuno ha ancora visto), anche Solari dovrebbe trarne le dovute conseguenze. Sarà forse perché in preda anche a un certo nervosismo che, negli ultimi tempi, il presidente del Festival ha moltiplicato le sue, del tutto legittime, messe in guardia rispetto all?affermarsi del sempre più ambizioso «cugino» zurighese? Può darsi che Solari abbia ragione, che la sua approfondita conoscenza degli ambienti finanziari della città sulla Limmat e di quelli politici della Berna federale, giustifichino questa offensiva in grande stile, ma affermare, come ha fatto sulle pagine del più importante quotidiano romando (cfr. «Le Temps» del 3 agosto) che «creare il Festival di Zurigo nel 2005 non era necessario» pare davvero un po? eccessivo, se non addirittura lesivo della libertà di iniziativa che ha sempre fatto le fortune economiche del nostro Paese. Invece di gridare al lupo, Locarno farebbe meglio a cercare qualche forma di pacifica e vantaggiosa alleanza con Zurigo, dimostrando magnanimità nei suoi confronti e denunciando semmai la sua eventuale mancanza di collaborazione. Come tutti gli osservatori del settore sanno, infatti, dal punto di vista artistico il Pardo ticinese non ha certo nulla da temere dal Leone tigurino. Come sempre accade quando sul versante artistico le preoccupazioni sembrano poter essere messe da parte almeno transitoriamente, a Locarno riemerge però con forza il problema delle strutture a disposizione. Il Palazzo del Cinema, pur se nettamente più vicino alla realizzazione rispetto a un anno fa, è ancora una chimera ed è certo che se per un motivo o per l?altro non si dovesse fare, il Festival finirebbe con il subire pesanti ripercussioni a livello d?immagine, essendosi profilato come partner di primo piano nel progetto della Città. È certo che una rassegna cinematografica che si mantiene da anni ai vertici dei valori mondiali necessiti di sale tecnologicamente ed ergonomicamente all?avanguardia e che non possa più permettersi di trasformare, anno dopo anno, palestre e sale multiuso in cinema ormai sempre meno simili ai multiplex frequentati soprattutto dai giovani. Al di là del discorso legato al loro sfruttamento commerciale, le tre sale previste nel futuro Palacinema non potranno mai risolvere tutti i problemi del Festival. E allora non resta che chinarsi sul provvidenziale FEVI e sulle possibili opere che potrebbero davvero renderlo più funzionale rispetto al suo uso a fini cinematografici. Per concludere, nemmeno l?offerta alberghiera nella regione trova per ora concrete prospettive di sviluppo: il glorioso Grand Hôtel di Muralto assomiglia sempre più a una polverosa rovina, ma da questo punto di vista ha senz?altro ragione Solari quando, nell?intervista già citata, afferma che non tocca certo al Festival costruire nuovi alberghi. Questa situazione potrebbe però trovare nuovo slancio a breve o a medio termine, pensando all?apertura di AlpTransit nel 2016. Proprio quando il Festival di Locarno sarà alla vigilia del suo settantesimo compleanno. Un appuntamento, quest?ultimo, che assume già fin d?ora i contorni di un momento fondamentale nella lunga e movimentata storia di questa manifestazione.