Il POP perde il suo feudo

Ci sono votazioni comunali che hanno un valore storico ed emblematico su scala federale. Quella che ha avuto luogo a Le Locle un paio di settimane fa è una di queste. Alle elezioni comunali del 21 aprile, il Partito operaio popolare (nome che nella Svizzera romanda corrisponde al Partito del Lavoro - ex Partito Comunista), ha perso infatti la leadership dopo quasi cent’anni di egemonia rossa nella cittadina orologiera neocastellana, gemellata per geografia e storia con quella limitrofa di La Chaux-de-Fonds. «Summa injuria», dal mese di giugno prossimo Le Locle avrà una sindaca liberale, rappresentante di quell’inviso padronato contro il quale il POP ha lottato strenuamente - e con successo, almeno sulle alture del Canton Neuchâtel - fin dalla propria nascita. I risultati sono netti: a livello municipale, il Partito liberale è ormai al 45%, mentre il POP è crollato al 28%. Le cause della sconfitta, se analizzate al microscopio, possono anche essere attribuibili a una serie di circostanze contingenti. Nel corso dell’ultima legislatura, Le Locle si è fusa infatti con Les Brenets, un comune piccolo ma a maggioranza di centro-destra. Inoltre, il «lider maximo» del POP, Denis de la Reussille - sindaco di Le Locle da 14 anni e Consigliere nazionale - non si è ricandidato alle elezioni comunali, intenzionato a lasciare il posto a nuove leve e a consacrarsi all’attività federale. Un doppio errore di valutazione, poiché contro ogni attesa non è stato rieletto all’Assemblea federale. Il POP ha perso quindi contemporaneamente la sindacatura del suo feudo storico Le Locle e l’unico seggio che ancora aveva in Consiglio nazionale. Il partito del lavoro - erede dell’ex partito comunista dichiarato fuorilegge nel 1941 - alle elezioni federali del 1947 aveva ottenuto il 5,1% dei suffragi e 7 seggi in Consiglio nazionale. Mantenne 5 seggi fino al 1971; 2 seggi nel 2003; uno soltanto nel 2015 (il seggio occupato dal sindaco di Le Locle De la Reussille, appunto) per sparire dalla scena federale nell’autunno dello scorso anno.
Malgrado questa sconfitta storica, come forza politica regionale il POP potrebbe continuare a giocare un ruolo significativo, anche perché - seppure indebolito - resta in municipio a Le Locle e perché nella vicina La Chaux-de-Fonds ha consolidato la propria forza elettorale e mantenuto il seggio nell’esecutivo cittadino. In un momento storico in cui PS e Verdi sembrano prediligere le battaglie per i diritti civili e la salvaguardia dell’ambiente, un partito operaista focalizzato (anche nelle proprie campagne politiche) sulla difesa battagliera dei lavoratori e degli indigenti che faticano a sbarcare il lunario può continuare ad ottenere consensi. Soprattutto in una regione come quella di Le Locle e La Chaux-de-Fonds, che furono addirittura citate in modo esemplare da Karl Marx nel «Capitale» come «città-manifatture» e che Bakunin considerava focolai per la sua rivoluzione anarchica. Questa regione di antiche confraternite artigianali, storicamente rivoluzionaria e libertaria, unica per la nascita e lo sviluppo di una grande e prestigiosa industria orologiera impostasi anche grazie al lavoro di migliaia e migliaia di operaie e operai e di un sindacalismo impegnato al servizio della comunità, ha voluto in municipio dei meccanici di precisione come il mitico Frédéric Blaser ed eletto e rieletto sindaco un impiegato di commercio come Denis de la Reussille (discendente degli Ugonotti cacciati dalla Francia dopo la revoca dell’Editto di Nantes). Il quale, a chi gli chiedeva quale fosse la sua occupazione, usava rispondere con un abile gioco di parole della lingua francese: «Maire et père de famille». Gente del popolo, insomma. Come una volta si diceva con fierezza e rispetto.