Ventisei cantoni

Il sole e le ombre

Attenuatasi la paura di un razionamento energetico, i megaprogetti volti a tappezzare l’Arco alpino di pannelli fotovoltaici si stanno ridimensionando
Moreno Bernasconi
23.05.2023 06:00

Attenuatasi la paura di un razionamento energetico che aveva spinto il Parlamento svizzero a lanciare a suon di finanziamenti federali miliardari un’offensiva solare senza precedenti, i megaprogetti volti a tappezzare l’Arco alpino di pannelli fotovoltaici si stanno ridimensionando. Gli allettanti sussidi avevano prodotto un vero e proprio assalto alla diligenza. Ovunque, ma soprattutto in Vallese, dove in pochi mesi sono stati lanciati ben tre progetti di parchi alpini solari a Prafleuri, Gondo e Grengiols. Quest’ultimo avrebbe dovuto produrre addirittura 1.000 GWh di elettricità all’anno, a patto di ricoprire di pannelli fotovoltaici bifacciali una superficie gigantesca, pari a 700 campi di calcio. Il 15 marzo scorso, la società Grengiols-Solar ha segnalato un primo ridimensionamento (il potenziale è stato ridotto a 600 gigawattore). Alcuni giorni fa, ha annunciato di voler produrre solo 110 gigawattore di elettricità all’anno (poco più di un decimo rispetto alle ambizioni iniziali). Come mai? «Il quadro legale e il fattore tempo impongono dei limiti - afferma la società - Secondo le ordinanze in vigore dal mese di aprile 2023 per la costruzione di istallazioni fotovoltaiche alpine, almeno il 10% dell’elettricità va iniettata nella rete entro il 2025 e l’insieme dell’istallazione va messa in servizio entro il 2030. Il progetto di costruzione, da inoltrare entro fine 2023, riguarderà quindi ciò che è realizzabile. La superficie non supererà il chilometro quadrato e verrà ricoperta di 160.000 pannelli solari in grado di produrre circa 110 gigawattore di elettricità, di cui il 42% in inverno. Questo potenziale permette di fornire elettricità a circa 37.000 economie domestiche». La società Grengiols-Solar sottolinea che «gli aspetti di protezione ambientale e dell’agricoltura alpina verranno approfonditi e figureranno nel Rapporto di impatto ambientale. I proprietari delle aree toccate e la popolazione del Comune di Grengiols dovranno dare il proprio accordo».

Qui sta il punto dolente, ed è molto probabile che l’annunciato ridimensionamento di un progetto estremamente invasivo per il territorio rappresenti una mossa volta ad anticipare il risultato del referendum lanciato nel frattempo dalle organizzazioni di protezione del paesaggio. Pro Natura ha raccolto in tempo record quasi 6.000 firme (il doppio del necessario), depositate la settimana scorsa. L’aspetto più interessante di questa (non sorprendente) raccolta di firme è l’alleato di Pro Natura: il partito dei Verdi del Canton Vallese. Dovendo scegliere fra promozione a marce forzate dell’energia solare e protezione del paesaggio, i Verdi hanno optato per il paesaggio. Il comunicato congiunto di Pro Natura e dei Verdi è chiaro: «Il decreto cantonale volto a facilitare e accelerare le procedure di costruzione di megaprogetti solari alpini fuori dalle zone edificabili, sospinti dalla prospettiva di ricevere ingenti sussidi federali, è una grave minaccia per le Alpi. Centinaia di ettari di alpeggi potrebbero venir sacrificati per immense istallazioni solari». La regione che dovrebbe ospitare il parco fotovoltaico è quella della riserva naturale della Valle di Binn. Come si vede, il sole ha le sue ombre. L’offensiva solare varata in fretta e furia dalla Confederazione (probabilmente senza basi costituzionali) sotto la pressione emotiva del rischio di penuria energetica dopo la chiusura dei rubinetti russi non ha fatto i conti col fatto che la Svizzera è un fazzoletto di terra e che gli Svizzeri (come dimostra l’approvazione dell’Iniziativa Franz Weber sulle residenze secondarie) ci tengono alla parte (ridotta) di natura incontaminata rimanente. Natura incontaminata che attrae d’altronde milioni di turisti dal mondo intero. Vedremo quale sarà il responso dei Vallesani dopo il ridimensionamento del progetto Grengiols-Solar. L’offensiva solare pone comunque un problema difficilmente risolvibile: per uscire dalla sua attuale irrilevanza, il fotovoltaico in Svizzera dovrebbe diventare estremamente invasivo. Ma se diventa invasivo diventa una minaccia per l’ambiente. Senza parlare dei problemi di approvvigionamento e smaltimento (mai menzionati): i pannelli solari sono divoratori di minerali rari e non superano i 25 anni di vita.