Il commento

Il termometro spread per valutare i Paesi

Si parla meno che in passato dello spread, ma occorre evitare l'errore di dimenticare questo differenziale
Lino Terlizzi
Lino Terlizzi
29.11.2023 06:00

Si parla meno che in passato dello spread, cioè del differenziale sui tassi di interesse dei titoli pubblici. Ciò ha in sé anche un aspetto positivo, perché significa che ora non ci sono impennate di spread tali da suscitare gli allarmi visti in altre fasi. Ma occorre anche evitare l’errore di dimenticare questo differenziale, che dà indicazioni non secondarie su come i mercati valutano i singoli Paesi. Lo spread è una sorta di termometro e quando la temperatura tende a restare sopra la media, ebbene l’indicazione è che quell’economia, quel Paese non hanno un buon voto da parte dei mercati.

Lo spread è di fatto il frutto della valutazione di un Paese attraverso tre elementi principali: la situazione dei conti pubblici, soprattutto di deficit e debito; la capacità di generare crescita economica, non solo nel breve ma anche nel medio e lungo periodo; il grado di funzionamento a livello politico-istituzionale. Se lo spread tende ad essere alto, il segnale è che su uno o più degli elementi citati il mercato vede problemi sopra la media. Se invece lo spread tende ad essere basso, vuol dire che la gran parte degli investitori non ritiene che vi siano problemi di ampia taglia.

Nell’Eurozona e nell’Unione europea il riferimento per gli spread è quello dei titoli pubblici della Germania. Lo spread di un Paese è alto quando i tassi di interesse che deve pagare sui suoi titoli pubblici sono molto sopra i corrispondenti tassi tedeschi. Per collocare i suoi titoli, quel Paese deve dare di più agli investitori, che si fanno pagare un rischio che giudicano più elevato. Prima di vedere qual è la situazione di alcuni Paesi europei, apriamo una parentesi proprio sulla Germania. Questa attraversa un momento economico particolarmente difficile, essendo stata colpita più di altri dagli effetti dell’invasione russa dell’Ucraina e delle tensioni geopolitiche con la Cina. Tuttavia, nessuno sin qui ha messo in discussione il riferimento tedesco per gli spread; evidentemente, i mercati hanno ancora fiducia nel fatto che la Germania saprà riprendersi e continuerà ad avere una sua forza di fondo.

L’Italia è il Paese europeo di cui forse più spesso si è parlato, a proposito di spread alto. Attualmente lo spread italiano sui titoli decennali è di 170-180 punti, il che significa che Roma deve offrire rendimenti di circa l’1,8% più alti rispetto a quelli di Berlino: ora circa 4,3% contro circa 2,5%. La situazione è migliorata nell’ultima fase sia per l’Italia sia per altri Paesi, ma come si vede il differenziale rimane marcato; essendo il debito pubblico italiano elevato, questo comporta un aggravio non indifferente per i conti di Roma. La Grecia è un altro Paese europeo che è stato spesso sotto i riflettori, anche a causa appunto di un debito pubblico molto alto. Il tanto criticato piano per la Grecia di UE, BCE, Fondo monetario doveva però avere anche qualche fattore positivo, se è vero come è vero che Atene ha ora uno spread attorno ai 120 punti, migliore di quello italiano. Ci sono ancora problemi sul versante ellenico, ma il mercato ha visto netti miglioramenti.

Altri esempi. Il differenziale del Portogallo è ancor più ragguardevole, in senso positivo. Pur avendo un debito pubblico ancora discretamente alto, Lisbona ha fatto molti passi avanti nei conti e il mercato li ha riconosciuti, con uno spread che ora è di 60-70 punti. La Spagna è attorno ai 100 punti, quindi anche Madrid sta meglio di Roma, ma con miglioramenti meno consistenti di quelli di Lisbona. La Francia ha un indebitamento pubblico non basso, paragonabile a quelli di Spagna e Portogallo, ma a Parigi viene riconosciuto uno spread di 50-60 punti, grazie alla forza complessiva del sistema Paese. La Svizzera dal canto offre ora un rendimento di poco meno dell’1% sui suoi titoli pubblici decennali, il che significa che la Confederazione per lo spread è in una situazione migliore non solo in rapporto alla media europea, ma anche rispetto al riferimento Germania. Conti pubblici in ordine e resilienza economica contano non poco, anche per i mercati.