Il commento

Kate, meno polo e più pollo

Il glamour certo fa bene alla corona ma sfamare gli homeless gliene farebbe anche di più
Antonio Caprarica
05.06.2025 06:00

Se mai ci fu storia di rinascita personale, non può che essere la storia di Kate Middleton, al secolo Catherine principessa di Galles. Che differenza può fare un anno. Agli inizi di giugno 2024 la futura regina d’Inghilterra era ancora un fantasma, scomparsa alla vista del mondo dopo il drammatico annuncio tv, il 22 marzo, di avere un cancro. Da quel giorno, nessuno l’aveva più vista in pubblico, sottoposta com’era alla terapia oncologica. Fu dunque la più straordinaria delle sorprese l’annuncio, giusto alla vigilia della cerimonia, che Kate avrebbe assistito di persona alla sfilata del Trooping the Colour, la parata che annualmente celebra il compleanno ufficiale del re il secondo sabato di giugno. Catherine si presentò all’appuntamento circondata dai suoi bambini, più magra del solito e con un po’ più di trucco in volto, in un abito di Jenny Packham e sotto un cappello in stile My fair lady. Perfino Carlo, sempre geloso della sua immagine, lasciò con evidente piacere che l’entusiasmo del pubblico per la riapparizione della nuora prevalesse sulla festa per il suo genetliaco.

Oggi nessuno dubita che, tra poco più di una settimana, la principessa farà la sua parte nella grande recita reale, utile a rinsaldare il legame con i sudditi e a rendere felici legioni di turisti. Kate, che ha annunciato sei mesi fa la remissione del cancro, ha rapidamente ripreso il suo primo posto nella classifica di popolarità dei reali. E sebbene il ritmo degli impegni ufficiali sia ancora piuttosto blando, sono chiarissimi i segni che manda sul suo stile da futura regina. Meno lustrini, meno inchini, meno fanfare.

Il programma di regno che lei condivide pienamente col marito William si riassume in una frase: fare la differenza. Se il lavoro degli odierni monarchi si riduce sostanzialmente alla filantropia, l’ambizione manifesta dei Galles è che la loro attività produca risultati concreti sui temi che gli stanno più a cuore. La cura dell’ambiente, il benessere dell’infanzia, una casa e una vita decente per i senzatetto.

È chiaro a tutti che la severa esperienza della malattia ha reso Catherine molto più assertiva e decisa. Dopo anni di «apprendistato» reale, oggi fa le cose a modo suo. Ad esempio, mette piede in una prigione femminile - cosa che nessuna principessa reale ha mai fatto - per occuparsi dei figli delle detenute. E mostra sovrana indifferenza se qualche giornalista snob la critica per l’uso ripetuto degli stessi abiti. Non è quello che fanno milioni di suddite che devono dividersi tra lavoro e famiglia? Lo fa anche lei, ovviamente con qualche aiuto in più. In realtà se volesse, potrebbe contare su stuoli di servitù. Ma il dato di fatto è che non lo vuole. Nell’Adelaide Cottage, residenza di famiglia nel parco di Windsor, non c’è spazio per i domestici. La bambinaia vive in un cottage vicino, e il personale di servizio è ridotto all’osso.

È uno stile di vita molto semplice che fa inorridire i discendenti della grande aristocrazia. Chiunque abbia visto in tv Downton Abbey, sa che per l’upper class britannica il mondo si è diviso per secoli (e magari anche oggi…) tra upstairs e downstairs: sopra le scale i signori, sotto le scale i domestici. Ora il destino, il caso o l’amore, decidete voi, assegna agli inglesi una futura regina che ha le sue radici famigliari proprio sotto le scale. Gli antenati paterni di Kate Middleton sono borghesia professionale, ma quelli materni sono nettamente working class, classe lavoratrice: minatori, venditori di fish and chips, falegnami, commesse di lingerie in negozietti di periferia. Con gran disdoro di conti e marchesi, duchi e principi, sui gradini del trono d’Inghilterra è arrivata - oh cielo! - una «plebea». Come racconto nel mio ultimo libro «Kate e la maledizione dei Galles» (appena pubblicato da Sperling&Kupfer), per un paese che non ha mai fatto una rivoluzione negli ultimi tre secoli, questa è la cosa che ci va più vicino.

La compianta regina Elisabetta, quando la esortavano a essere «in touch», a contatto dei sudditi, replicava irritata: «Ma che vuol dire? Che cosa dovrei fare? Mangiare la pizza con loro?». Kate non ha bisogno di chiedersi che vuol dire essere «in touch « con la gente comune. Perché lei è una di loro, è da lì che viene. E ne comprende le angosce, così come ne condivide le speranze. Per questo, quando salirà sul trono accanto al marito, il nuovo motto della monarchia potrebbe essere: meno polo e più pollo. Il glamour certo fa bene alla corona ma sfamare gli homeless gliene farebbe anche di più.