Il commento

La decadenza dell'Europa e le scelte dell'UE

L'economia del Vecchio continente continua a perdere peso e la diminuita sovranità degli Stati crea sfiducia nella popolazione
Alfonso Tuor
21.02.2024 06:00

Ursula von der Leyen ha annunciato lunedì scorso che si ricandiderà alla guida della Commissione europea. La sua nomina dipende dalla scelta che faranno i capi di Stato e di Governo e soprattutto da quella del Parlamento europeo. Quest’ultima non è scontata, poiché la maggioranza, formata dai gruppi dei popolari, dei socialisti e dei liberali, rischia nelle elezioni del prossimo mese di giugno di non avere i numeri a causa della crescita dei movimenti sovranisti e populisti. Eppure Bruxelles è riuscita a superare due gravi crisi: la prima è stata la pandemia di COVID, la seconda la crisi energetica e inflazionistica causata dall’invasione russa dell’Ucraina. Questi successi non sembrano sufficienti a ridare vigore alle forze che hanno sostenuto cinque anni fa Ursula von der Leyen. L’avanzata dei sovranisti e dei populisti è oramai da lunga data che si manifesta in modi e in tempi diversi nella maggioranza dei Paesi europei. Il successo di questi movimenti è infatti dovuto alla capacità di unire ampi settori sociali nell’ostilità nei confronti delle grandi ondate migratorie e al rifiuto della globalizzazione e delle conseguenze politiche ed economiche che hanno penalizzato i ceti sociali meno abbienti e impoverito il ceto medio. Essi non vedono l’Occidente come un modello da seguire, ma come un luogo che sta perdendo le sue radici culturali e che si sta trasformando in un grande meticciato più facile da governare da parte di élite globaliste che hanno perso ogni interesse nei confronti del loro Paese di origine. A loro parere questo processo è rafforzato da grandi gruppi di interesse che riducono la sovranità dei singoli Stati nazionali trasferendoli verso istanze come l’Unione europea e le molteplici organizzazioni internazionali che non possono essere condizionate dall’elettorato. Quindi, lo Stato nazionale non è più l’istanza deputata a difendere gli interessi della popolazione, ma semplicemente un’articolazione che impone le politiche che propugnano le élite globaliste. E infatti la motivazione fondamentale è che un numero sempre maggiore di persone non crede più di poter migliorare la propria situazione economica, teme di perdere il posto di lavoro e di cadere nella scala sociale e soprattutto ritiene che il futuro dei loro figli sarà peggiore del loro. In sintesi, l’Europa ha imboccato la strada della decadenza. È difficile smentire questa tesi. Infatti l’economia del Vecchio continente stagna e continua a perdere peso economico sia nei confronti degli Stati Uniti sia della Cina; è assente nelle nuove tecnologie, non riesce ad arrestare il processo di deindustrializzazione (in particolare in Germania) e ha varato una politica ambientale che accelera questi processi. Nel frattempo non emerge nemmeno una discussione su quale potrebbe essere un modello di crescita adeguato ad un mondo sempre più instabile che con sanzioni e altre misure sta voltando le spalle alla globalizzazione. L’unica scelta di Bruxelles è stata finora di copiare con minori mezzi e pretese la politica di reindustrializzazione degli Stati Uniti avviata dall’amministrazione Biden. Per di più l’ampio uso della stampa di moneta e il forte aumento dei debiti pubblici e la reintroduzione a partire dall’anno prossimo del Patto di stabilità (ossia le regole europee su deficit e debiti pubblici) limitano anche lo spazio per politiche di rilancio di breve termine. Vi è da sperare che il Vecchio continente non giochi le sue carte nella corsa agli armamenti. Insomma, siamo ad un punto di svolta nella storia dell’Unione europea: o riesce a studiare e ad elaborare un nuovo modello economico e sociale oppure continuerà a vivacchiare rimanendo un attore politico ed economico ininfluente a livello internazionale. In quest’ottica la rielezione di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea sembra destinata ad accompagnare la decadenza del Vecchio continente.