Contromano

La foga di Leclerc

Il monegasco è stato tradito dalla voglia di strafare dinanzi ai tifosi della Ferrari e al presidente John Elkann che lo seguiva dai box nel Gran Premio di Emilia Romagna
Pino Allievi
Pino Allievi
25.04.2022 19:25

Sono 7 i punti che Charles Leclerc ha buttato via con l’erroraccio a 10 giri dalla conclusione del GP di Imola. Resta ancora in testa al campionato del mondo eccetera eccetera, ma in un duello tanto ravvicinato con Max Verstappen e la Red Bull, questa battuta d’arresto potrebbe costargli cara, in prospettiva. Lo capiremo, ovviamente, solo alla fine anche se i 130 mila spettatori del GP dell’Emilia e Romagna se ne sono tornati a casa con l’amarezza di non aver potuto applaudire una Ferrari da podio, alla quale nessuno avrebbe tolto il terzo posto, senza l’azzardo di Leclerc alla Variante Alta. Un eccesso di foga, la voglia di strafare dinanzi ai tifosi e al presidente John Elkann che lo seguiva dai box. La stessa ansia che due giorni prima aveva tradito Sainz mandandolo contro il muro alla curva della Rivazza. Due sbagli clamorosi che nulla tolgono a una F1-75 che, su un tracciato difficile, impegnativo e bagnato, ha confermato le proprie qualità di macchina ben bilanciata, dotata di una grande trazione all’uscita delle curve, sostenuta da soluzioni aerodinamiche che la rendono stabilissima. E allora perché ha perso clamorosamente nella gara di casa? Perché con la Red Bull, che è allo stesso livello di prestazioni, il duello si gioca sui dettagli, sulle evoluzioni che arrivano di gara in gara, sulle regolazioni del momento. Ed è in questo lavoro oscuro che la Red Bull è riuscita a dare a un magistrale Max Verstappen una macchina in grado di scaldare subito le gomme sull’asfalto dapprima umido e poi freddo che i piloti hanno affrontato. Inezie che hanno permesso a Verstappen di battere Leclerc nella gara Sprint di sabato, replicando poi domenica, quando entrambe le rosse sono scattate male e c’è stato un pit stop non perfetto che ha rallentato il monegasco. L’uscita di pista, dopo 500 m, di Sainz è stata invece la conseguenza di una speronata da parte di Ricciardo, talento che si è sgranato nel tempo. Un vero peccato, perché sarebbe stato interessante vedere lo spagnolo in quelle condizioni precarie di aderenza nelle quali ha sempre ottenuto risultati di rilievo. Buon per lui che Leclerc abbia raccolto pochi punti, altrimenti la Ferrari avrebbe di sicuro fatto un pensierino a lui quale designata seconda guida, per proteggere il compagno dagli assalti di Verstappen.

Ed eccoci al vincitore di domenica, un pilota solidissimo che finalmente sta abbandonando quello stile costantemente votato all’aggressione del rivale di turno, che gli è valso dei successi ma che lo ha reso anche parecchio impopolare. Oggi, con una macchina all’altezza, Verstappen guida senza sbavature, con un buon senso tattico e – ci dicono – con ottimi suggerimenti agli ingegneri per la messa a punto. A Imola, dopo due ritiri in tre gare, non poteva sbagliare. Infatti ha corso con l’attenzione di chi deve ottenere il massimo rischiando il minimo. Ed è stato premiato. Ma aveva una Red Bull eccellente, tanto che Sergio Perez è giunto alle sue spalle difendendosi bene, a più riprese, da Leclerc. Come dire che la squadra anglo-austriaca si è rimessa in carreggiata per puntare nuovamente al titolo. Resta il punto interrogativo dei motori Honda che hanno ceduto nelle gare con una temperatura ambientale elevata, mentre a Imola faceva freddo. Quindi serve una conferma nel GP di Miami tra due settimane.

In questo campionato che per ora vive sul duello tra Ferrari e Red Bull sta mancando la Mercedes. L’esuberanza di George Russell, ottimo quarto ma lontano dai giochi di vertice, non salva il bilancio, considerando che Hamilton è giunto 14. dopo essere stato doppiato da un incredulo Verstappen. Il 7 volte campione del mondo è parso la brutta copia di se stesso. Crisi personale (sta anche pensando di comprare il Chelsea!) o depressione, dinanzi a una macchina che non va? Propendiamo per la seconda ipotesi: una «gabbia» dalla quale non sarà però facile uscire in tempi brevi.