La pace di Trump è la legge del più forte: adesso vale tutto

Adesso vale tutto. L’attacco americano in Iran ordinato dal presidente Donald Trump non segna soltanto l’entrata in guerra degli Stati Uniti al fianco di Israele, ma, di fatto, dà il via libera alla legge del più forte. L’Iran sta sviluppando armi atomiche? Probabilmente. Non ci sono certezze. L’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) ha smentito la notizia dell’arricchimento dell’uranio all’80% (per sviluppare una bomba atomica è necessario il 90%), tuttavia il Paese mediorientale ha superato di gran lunga i livelli considerati di uso civile, quelli per l’energia e la ricerca scientifica.
La domanda è: possono dei Paesi già dotati di armi atomiche (USA e Israele) impedire che le abbia anche il loro nemico? È difficile dare una risposta, considerando che l’Iran è un regime repressivo e illiberale, che ha come obiettivo la distruzione di Israele. La storia però ci insegna che quando si cerca di «esportare la democrazia» a suon di bombe, le cose non vanno a finire bene. Non serve andare tanto lontano: in Iraq dopo una sanguinosa guerra da oltre 100 mila morti si è arrivati a una repubblica federale segnata da continue crisi istituzionali, mentre in Afghanistan oggi è al potere il fondamentalismo islamico dei talebani. Ancora una volta le porte della diplomazia e dei negoziati sono state chiuse con violenza. Ancora una volta la voce grossa l’hanno fatta le bombe, come in Ucraina e a Gaza.
Trump diceva di volersi prendere due settimane per valutare le conseguenze di un attacco americano sull’Iran, in particolare contro la fortezza nucleare di Fordow. Neanche Putin è arrivato a tanto negli oltre tre anni di guerra in Ucraina. Una bomba da 13,6 tonnellate su un sito atomico oggi è un marchio di fabbrica tutto a stelle e strisce. «Ora è il momento della pace» ha scritto il presidente USA sui social dopo l’attacco messo a segno dai bombardieri B-2 Spirit, cavalcando ancora una volta l’ipocrita retorica del pacificatore. Trump aveva promesso di porre fine alle guerre in breve tempo. Ma cosa ci resta dei suoi tentativi di negoziare? L’imbarazzante agguato a Zelensky nello Studio Ovale della Casa Bianca e le numerose carezze in pugno al presidente russo. La cronaca di questi spaventosi giorni racconta un mondo sull’orlo del baratro: una pericolosissima escalation in Iran, una catastrofe umanitaria nella Striscia di Gaza e continui bombardamenti russi sull’Ucraina. Con gli USA direttamente coinvolti in un conflitto, il gatto non c’è più e i topi possono ballare. Gli scenari sono da brividi: Mosca potrebbe sentirsi autorizzata a fare il bello e il cattivo tempo in Ucraina, con Kiev che avrà sempre meno supporto. Nella Striscia di Gaza si rischia il punto di non ritorno. E le mire cinesi su Taiwan potrebbero seriamente concretizzarsi. Dopo l’attacco USA sull’Iran, con quale faccia si potrà condannare Pechino?
Per le superpotenze sembra arrivato il momento della resa dei conti, mentre tutti gli altri, dall’Europa impaurita alle inermi Nazioni Uniti, restano a guardare qualcosa di molto simile ai tempi più bui della storia. Intanto, sui buoni uffici della diplomazia suona un altro struggente requiem. Perché non esiste dialogo quando vige la legge del più forte.