La pazzesca lucidità di Max Verstappen

Era il più antipatico, il più scorretto, il più indisponente. Oggi Max Verstappen è una persona che sorride, fa battute, dice cose sagge. E continua a dominare. Primo due settimane fa a Monza, primo ieri a Baku, pista cittadina su cui si affacciano imponenti edifici di stile europeo primo Novecento, ma senza nessuno alle finestre. Un tracciato con ombre di mistero, velocissimo, da pelo nella guida, sul quale ogni errore si paga con un botto contro il muro, visto che gli spazi di fuga non esistono. Ne sa qualcosa Charles Leclerc, k.o. alla vigilia. Ne sa qualcosa Oscar Piastri, leader del Mondiale, che ha sbattuto sabato e ha replicato in gara a metà del primo giro, tornando con i piedi per terra, visto il suo soprannome di «Ice man», uomo di ghiaccio teoricamente insensibile alle emozioni e agli imprevisti. Doveva accadere, prima o poi. Nessuno è infallibile e lui ha solo 24 anni quasi esenti da errori. Forse si è tolto un peso, forse comincerà a pensare di meno a un titolo che lo vede favorito.
Modifiche graffianti
Resta il fatto che chi, nei momenti decisivi, non sbaglia mai e ha una lucidità pazzesca nell’affrontare una pista insidiosa e millimetrica nelle traiettorie, è Verstappen. Nessuno lo dava favorito in Azerbaigian, pareva che il successo in Italia fosse una parentesi fortunata. Invece la Red Bull, con le ultime modifiche aerodinamiche, è tornata a graffiare e a far paura. Max è scattato davanti a tutti con lo svantaggio – allo start – delle Pirelli Hard, ma ha subito preso il largo e nessuno l’ha infastidito. La McLaren, per la prima volta nel 2025, non si è vista e Norris, timoroso di sbagliare pure lui, è giunto 7. con una gara incolore: ha rosicchiato a Piastri solo 6 punti, poteva e doveva fare di più. Il secondo e terzo gradino del podio sono stati una sorpresa, con Russell (Mercedes) e Sainz (Williams) quasi increduli. Poi Antonelli quarto, rinfrancato da una bella corsa quando in tanti cominciavano a storcere il naso dinanzi ai suoi inevitabili errori di crescita. E che dire di Lawson sesto con la Racing Bulls dopo che la Red Bull lo aveva appiedato a inizio stagione preannunciandogli una carriera già compromessa?
Ferrari imbarazzante
Insomma, un ordine d’arrivo un po’ imprevedibile, nel quale per trovare le Ferrari bisogna scendere di qualche riga, con Hamilton 8. e Leclerc 9., staccati di oltre mezzo minuto. Basta questo a spiegare in quale situazione si trovi la squadra di Maranello, che tre giorni fa, con i migliori tempi del venerdì, si era candidata alla prima vittoria. Mai parlare troppo presto, perché poi il sabato, quando gli altri sono balzati avanti, la Ferrari è scomparsa. Vasseur dice due cose che lasciano increduli: «Quando la McLaren è lì, noi siamo sempre dietro. Stavolta non c’è stata la McLaren e non c’è stata la Ferrari». E poi: «Se guardo i venerdì dei GP, sono convinto che abbiamo un team vincente». Peccato che la McLaren abbia vinto 12 gare su 17, a differenza della Ferrari che è a zero. E peccato che i GP si disputino di domenica… Maranello sta vivendo un momento difficile. La macchina non c’è e si sapeva, ma guastano quei continui richiami alla vittoria che sembra sempre dietro l’angolo. Ora si parla di successi, prima dell’avvio della stagione l’obiettivo era la conquista di due Mondiali. La SF25 progettata dagli uomini scelti da Vasseur è imbarazzante, la gestione in pista potrebbe essere migliore, mettiamola così. Tra due domeniche si corre a Singapore, dove la temperatura sarà più alta che a Baku. La teoria dice che le rosse dovrebbero andare più forte. La realtà ricorda che sicuramente torneranno davanti (o quasi) le McLaren e che Verstappen sarà ancora pronto a sballare pronostici e gerarchie tecniche.