La Posta, gli editori e l'elefante in cristalleria

Ho letto con interesse – e con un sorriso inevitabilmente amaro – l’intervento del CEO ad interim de La Posta Alex Glanzmann (ormai di settembre 2025) sul servizio universale. Colpisce la richiesta di «più libertà imprenditoriale», quando, come vedremo dalle evidenze, la Posta dispone già oggi di un margine d’azione ampio estendendosi attraverso società controllate ben oltre il mandato pubblico, fino a incidere e influenzare settori dove operano aziende private, quali gli editori. Prendiamo il nostro Ticino: il servizio di consegna mattutina «presto» non esiste ma non perché non ci sarebbe domanda, ma perché per la Posta non è conveniente.
Il risultato del (dis)servizio de La Posta lo vediamo ogni mattina: i quotidiani arrivano – quando arrivano – entro le 12.30. E queste consegne sempre più tardive non portano con sé un mistero ma sono solo il frutto delle continue ristrutturazioni interne e della diminuzione del personale addetto alla distribuzione, che inevitabilmente rallenta tutto il processo. Va precisato che gli editori con meno di 40.000 copie distribuite giornalmente devono obbligatoriamente passare dalla Posta, unica soluzione per ricevere il sostegno federale indiretto alla distribuzione. Una libertà molto relativa, insomma, per gli editori. Nel frattempo ogni anno arrivano puntuali gli aumenti tariffari. Sicuramente più semplice ritoccare i prezzi verso l’alto che sedersi al tavolo con gli editori ed immaginare un modello più moderno e più vicino alle abitudini digitali dei lettori. Le idee non mancano quale per esempio un ruolo per la Posta, attraverso server dedicati di proprietà, di certificatore delle copie digitali scaricate ogni giorno, ruolo che la Posta potrebbe svolgere con la sua riconosciuta autorevolezza. Una soluzione innovativa, più utile dei soliti rincari.
Però ahimè la Posta non si limita al servizio universale ma agisce sul mercato dei privati con società controllate: con Direct Mail e il prodotto Consumo distribuisce pubblicità non indirizzata sottraendo ricavi essenziali ai giornali, in particolare ai domenicali, che vivevano proprio di quegli allegati. Con Livesystems presidia affissioni e schermi digitali, ampliando la sua presenza in segmenti dove operano attori privati che non dispongono nè dello stesso marchio istituzionale nè della stessa posizione di mercato. E nel digital marketing compete direttamente con operatori che, al contrario, provano ad innovare senza però alcun «paracadute» pubblico. Nessuno contesta il valore del servizio universale ma è evidente la necessità di un adeguamento al mondo digitale senza occupare ogni spazio disponibile presidiato dagli attori privati. Gli editori non chiedono protezione: chiedono coerenza, correttezza e soprattutto collaborazione in particolar modo in quei settori importanti per il vivere comune. Parafrasando: un elefante in cristalleria non fa danni per cattiveria, ma perché è troppo grande per starci. La Posta continui pure a innovare e crescere; ma scelga stanze dove non rischia di schiacciare chi, ogni giorno, lavora per informare il Paese.
Il commento di Alessandro Colombi, CEO Gruppo Corriere del Ticino

