Dopodomani

La variabile intelligenza

Gli strumenti di intelligenza artificiale generativa, in breve GenAI, sono qui per restare
Patrizia Pesenti
Patrizia Pesenti
26.02.2025 06:00

Gli strumenti di intelligenza artificiale generativa, in breve GenAI, sono qui per restare. Forse non a lungo, ma almeno fino a quando non saranno messi da parte dall’intelligenza cosiddetta generale - quella capace di sostituire in tutto l’intelligenza umana. Ma per adesso non c’è ancora, arriverà forse nei prossimi anni e nessuno sa bene come noi umani potremo conviverci. All’intelligenza generativa - per intenderci, app come ChatGPT e Copilot - ci stiamo invece abituando velocemente. La prima viene usata regolarmente da più di 300 milioni di persone. Molti la utilizzano come fosse un semplice motore di ricerca, tipo Google, ed è peccato, perché consuma molta, molta più energia. Altri delegano alla GenAI parte dei propri compiti sul lavoro. Ci si fa aiutare a preparare una relazione, un rapporto, ma anche creare un prodotto. Oppure a scrivere lettere e articoli. Inoltre, a cercare dati e informazioni e trovare soluzioni. Ogni compito intellettuale può essere delegato all’intelligenza generativa. Con successo? Non sempre. Si consiglia vivamente di restare critici e attenti perché gli algoritmi e i sistemi AI a volte possono allucinare o semplicemente generare una risposta pescando in un mare di dati non necessariamente affidabile. Ma cosa succede quando regolarmente si delega il ragionamento, il pensiero? La scrittura produrrà dimenticanza nelle menti di coloro che l’apprendono per mancanza di esercizio della memoria. A dirlo era Platone, nel 370 a.C. temeva che affidare i propri pensieri ad un papiro impigrisse la mente. Oggi sappiamo che la scrittura non ha limitato la conoscenza, anzi. Poco meno di mille anni dopo anche la diffusione della stampa suscitava vivaci critiche. Il monaco benedettino Johann Tritheim affermava che solo chi scriveva a mano manteneva la libertà delle sue idee. È successo poi il contrario, la stampa ha permesso la circolazione di tante idee.

Oggi ci troviamo in una situazione simile, ad un punto cruciale. All’intelligenza generativa demandiamo molto più della scrittura, sempre di più deleghiamo il ragionamento. Chiediamo a ChatGPT di cercare le informazioni e già che c’è, proporre anche idee e soluzioni. Si sa, il nostro cervello è magnifico, insuperabile in tanti compiti ma anche pigro, difficile che si impegni a fare qualcosa che può delegare in modo efficace. Risparmia l’energia per tenerci quotidianamente in vita. Alcuni studiosi americani si sono presi la briga di guardare da vicino come il lavoro intellettuale stia cambiando con l’uso frequente di ChatGPT e Copilot. Il campione di persone è modesto, circa quattrocento, ma le considerazioni interessanti. Per esempio, chi usa assiduamente l’intelligenza generativa migliora la sua efficienza ma corre il rischio di impigrirsi mentalmente e si ritrova incapace di risolvere i problemi da solo. Inoltre, più uno si fida della app, meno sforzo ci mette per mantenersi critico e controllare che le risposte siano in ordine. A prima vista queste osservazioni sono un po’ ovvie, ma le implicazioni per il futuro sono tutto fuorché scontate. Tra le persone che hanno partecipato allo studio quelle con scarsa fiducia nelle proprie risorse si fidano oltremodo dell’intelligenza artificiale. Mentre chi sa il fatto suo, la usa ma controlla bene che le risposte siano sensate.

Tra l’altro, più una persona capisce come funziona l’intelligenza artificiale e meno la utilizza o lo fa con senso critico perché sa che può produrre anche risposte farlocche. Al contrario, proprio quelli che ne sanno poco o niente ricorrono con entusiasmo alle app come ChatGPT. Di fatto, sembra che nei paesi con un basso livello di istruzione, la voglia di usare l’Intelligenza generativa sia maggiore. È un paradosso, ma neanche tanto. Chi capisce come funzionano gli algoritmi e i sistemi AI è più scettico. Per chi ne sa poco o niente, le risposte eloquenti e immediate lasciano talmente a bocca aperta da avere un che di magico.

Platone e il benedettino Tritheim sono stati smentiti dalla storia. Scrittura e stampa hanno portato conoscenza, progresso e libertà. Auguriamoci di poter dire la stessa cosa per intelligenza generativa.