Il commento

Le banche e le regole dei finanziamenti

Negli anni successivi alla crisi finanziaria del 2008 si è spesso affermato che il sistema bancario era diventato forte in quanto ben capitalizzato
Carlo Rezzonico
Carlo Rezzonico
25.03.2023 06:00

I regolamenti aventi lo scopo di garantire la solvibilità delle banche riguardano soprattutto i fondi propri, ossia il capitale e le riserve. Bisognerebbe però tener presente che i fondi propri hanno un valore nella misura in cui sono sani gli attivi aziendali, nel caso di una banca i finanziamenti concessi. Se questi sono o diventano di cattiva qualità, allora il valore del capitale e delle riserve svanisce. Negli anni successivi alla crisi finanziaria del 2008 si è spesso affermato che il sistema bancario era diventato forte in quanto ben capitalizzato e che pertanto esisteva una barriera efficace contro eventuali crisi (questo si disse fino a poco tempo fa anche del Credit Suisse). Occorre togliere tale illusione e spostare l’attenzione soprattutto sulla parte opposta del bilancio, quella degli attivi.

Comincio con questa osservazione. Molti amministratori e alti dirigenti bancari dovrebbero abbandonare la presunzione. Tempo fa mi capitò di sentir dire da un banchiere di alto rango questa frase: «Non abbiamo ampia documentazione sul gruppo debitore ma conosciamo molto bene la gente». Dunque contava non su studi e analisi oggettive ma solo sulle presunte proprie capacità di giudicare uomini.

Oltre alla presunzione – seconda osservazione – bisognerebbe moderare la sete sconsiderata di guadagno. Che i dirigenti di una azienda aspirino al profitto è umano, giusto e opportuno per tutta la società, ma entro i limiti della correttezza, dell’onestà e, sia permesso dirlo, dell’equilibrio mentale.

Sembrerebbe – terza osservazione – che certi banchieri e altri esponenti del mondo finanziario causino perdite al proprio istituto, non tanto per presunzione o ambizione, ma per scarsa conoscenza della tecnica bancaria. Hanno grandi visioni, elaborano strategie, curano relazioni con personalità importanti, ma sono carenti per quanto concerne certe regole elementari riguardanti i finanziamenti. Le vicissitudini della Silicon Valley Bank (SVB) hanno fornito recentemente un esempio.

Quando una banca effettua un finanziamento utilizzando i depositi dei clienti, corre due rischi: quello che il debitore non possa o non voglia rimbor-sare e quello che i depositanti prelevino improvvisamente importi elevati. La SVB ha considerato il primo punto, investendo in titoli stata-li americani e quindi con alto grado di sicurezza, però senza tener conto del fatto che i depositanti avevano il diritto di riavere imme-diatamente i loro fondi. Talvolta si nota in certi dirigenti un disprezzo per la tecnica, considerata una disciplina destinata solo ai funzionari subalterni, i quali vengono giudicati spesso fastidiosi seccatori, perché sollevano obbiezioni e si oppongono a una sfrenata corsa agli affari.

Chi si lancia in operazioni avventurose – quarta osservazione – dovrebbe sopportarne le conseguenze. È normale che qualche finanziamento, anche se eseguito secondo le buone regole, causi una perdita. Voler escludere ogni rischio equivarrebbe a cessare l’attività. L’azienda in questo caso non può tener responsabile il dipendente. Ma quando si violano i principi più elementari e si opera con inammissibile negligenza, allora i dirigenti responsabili dovrebbero subire conseguenze consistenti non solo nella perdita del posto di lavoro e nella restituzione delle gratifiche.

Anche le autorità di controllo – quinta osservazione – dovrebbero concentrale l’attenzione sugli attivi delle banche. Si potrebbero scoprire per tempo le cause dei disastri ed evitare di dover improvvisare soluzioni in fretta e furia all’ultima ora, come nel caso Credit Suisse, arrivando fino al punto di togliere agli azionisti, mediante il diritto d’urgenza, un diritto fondamentale come quello di approvare o rifiutare provvedimenti importantissimi.

Non è difficile trovare ciò che occorrerebbe per impedire in futuro altre situazioni incresciose: più attenzione alla parte attiva del bilancio, cambiamenti nel modo di pensare di certi alti dirigenti (non tutti, naturalmente, perché ne esistono anche molti degni di rispetto), punizione adeguata dei colpevoli e, se le leggi attuali non lo consentono, ci si affretti a cambiarle. Sarebbe molto più efficace che andare avanti sottilizzando sui fondi propri e dettando norme sulla liquidità.