Bussola locarnese

Le mappe del desiderio

Frequentare un festival, scoprirne il programma, è come viaggiare lungo le linee del desiderio
Giona A. Nazzaro
Giona A. Nazzaro
12.08.2025 06:00

In fondo, frequentare un festival, scoprirne il programma, è come viaggiare lungo le linee del desiderio, per citare il titolo del nuovo film di Dane Komljen, Linije želje, oggi in concorso. Un film che mette in relazione la scoperta del sé con la scoperta di nuovi territori e la fondazione di nuove comunità. E d’altronde, che cosa tentava di fare, a suo modo, Jack Kerouac, quando in autostop e a piedi scopriva gli Stati Uniti? Ce lo racconta Kerouac’s Road: The Beat of a Nation, il documentario di Ebs Burnough che presentiamo oggi, fuori concorso, incentrato sulla figura di colui che viene definito il padre della Beat Generation. Un film che ci ricorda un’altra America possibile, quella dell’utopia e dello smarrimento. Lo smarrimento che, per tornare al film di Dane Komljen, è il momento in cui, alla fine, ci si ritrova e, autenticamente, ci si comprende.

Restiamo, allora, nel fuori concorso dove troviamo il nuovo film di Mehdi Hmili, Exile, una storia che si svolge all’ombra di una fonderia e che racconta una morte provocata per incuria. Qualcosa che, ancora, crea smarrimento, perché probabilmente le vittime, due operai, erano amanti. Un’opera altamente stilizzata, intrecciata da una trama noir. Ed è lungo queste mappe sulle quali si intrecciano territori diversi e ignoti che incontriamo Le bambine di Nicole e Valentina Bertani, il racconto di un’infanzia che sta per diventare adolescenza tra la Svizzera e il Nord Italia, luoghi dove la trasformazione della propria percezione del mondo diventa un’esperienza sensoriale.

Sempre scivolando lungo queste mappe - mappe fantasma, mappe del desiderio - passiamo nella sezione Cineasti del presente con Un balcon à Limoges, storia di due donne che si dicono amiche - ma forse non lo sono così tanto. Quando si ritrovano, intrecciano una relazione tempestosa che conduce a un epilogo imprevedibile e amarissimo, per quanto ironico. Il film è interpretato da Fabienne Babe, che è stata a Locarno per la prima volta nella sua vita con Hurlevent, di Jacques Rivette e che adesso ritroviamo con il nuovo film di Jérôme Reybaud.

Scorrendo lungo le mappe del desiderio che lo sguardo crea mettendo insieme le varie proposte del programma, finiamo inevitabilmente in Piazza Grande con Irkalla Hulm Jijiljamish (Irkalla, il sogno di Gilgamesh), diretto da Mohamed Jabarah Al-Daradji. Il film si svolge all’ombra dei sommovimenti della guerra civile irachena all’indomani della caduta del Governo, quando le milizie del Califfato arruolavano bambini e adolescenti per le strade di Baghdad. In questo quadro così fosco si ergono limpidi i desideri di un ragazzino, Chum-Chum, il quale sogna ad occhi aperti davanti ai cartoni animati che riesce a vedere su piccoli apparecchi televisivi rimediati fortunosamente, e coltiva il sogno di poter fuggire sulle ali di Gilgamesh. Un film toccante, poetico, politico come un incontro fra Vittorio De Sica e Steven Spielberg. E che un regista a suo tempo sequestrato da al-Qaeda possa creare un’opera tutta nel segno della speranza e della rinascita è un’ulteriore conferma della fiducia che il Locarno Film Festival nutre nel perenne rinnovamento del cinema; rinnovamento che celebriamo. ancora una volta, stasera in Piazza Grande.

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