Il commento

L'esperienza e la ragione che devono guidare il Lugano

È tempo di Conference League per i bianconeri: i precedenti in Europa e le vicissitudini vissute da altri club svizzeri potrebbero però imporre delle priorità
Massimo Solari
21.09.2023 06:00

Ascoltare il podcast dedicato alle conferenze dello storico Alessandro Barbero è, oltre che molto istruttivo, un’esperienza suggestiva. Illuminante, anche. Per dire: la puntata riservata al dibattito medievale sulla forma della terra - rotonda o piatta? - potrebbe risultare didascalica per l’imminente avventura europea dell’FC Lugano.

Nel ripercorrere l’evoluzione della disputa, Barbero pone l’accento sulle fondamenta del sapere dei cosiddetti «dotti». E, citando Sant’Agostino, ricorda come la conoscenza (forma della terra compresa) dipendesse da due variabili: l’esperienza e la ragione. Insomma, toccare con mano da un lato e affidarsi alla logica - alla «sottile indagazione», volendo menzionare i viaggi di Mandeville - dall’altro. Ebbene, all’alba della Conference League, il club bianconero farebbe bene a farsi guidare dagli stessi principi. Sarebbe imperdonabile non farlo, dal momento che gli appigli e i ricordi ai quali aggrapparsi sono tanto evidenti, quanto freschi.

L’esperienza, appunto, racconta dei due precedenti continentali, nell’autunno del 2017 e del 2019. E, di riflesso, delle enormi difficoltà incontrate per restare a galla anche in campionato e in Coppa Svizzera. Ricordate? Agli ordini di Pierluigi Tami, in occasione della prima Europa League, il Lugano chiuse il girone d’andata al 9. posto, a +2 dall’ultimo. Due stagioni più tardi, Fabio Celestini affrontò solo tre dei sei impegni internazionali, prima di essere allontanato da Angelo Renzetti. Il penultimo rango provvisorio e l’eliminazione ai sedicesimi di Coppa per mano del Losanna (compagine di Challenge impostasi con un secco 3-0), banalmente, non vennero tollerati dall’ex presidente. Il quale, tra l’altro, si era separato pure da Tami a inizio 2018. A sopravvivere al doppio terremoto, per contro, fu Mattia Croci-Torti, allora assistente degli allenatori esonerati.

Quelle esperienze, va da sé, sono rimaste appiccicate alla pelle del Crus. Una lentiggine in più, se vogliamo. Anche se la costellazione, oggi, è mutata parecchio. Non si discute. Sul piano dell’organizzazione e della solidità, società e squadra hanno guadagnato spessore. Ma sarebbe altrettanto da ingenui misconoscere come - a poche ore dal match di Zurigo contro il Bodø/Glimt - l’autunno bianconero sia avvolto da alcuni punti di domanda. Sì, nonostante il padrone del vapore oggi si chiami Joe Mansueto. La rosa è più profonda di sei e quattro anni fa, d’accordo. Ma è abbastanza profonda per non inciampare di nuovo? Non solo: a fronte di un girone tremendo, il discorso potrebbe altresì abbracciare la qualità del materiale umano a disposizione di Croci-Torti. E l’esperienza, tornando al nocciolo della questione, è una qualità.

La ragione, lei, non può per contro non mettere in luce i cortocircuiti conosciuti nelle ultime tre stagioni da Basilea, Zurigo e Young Boys. In casa renana, la splendida cavalcata nell’ultima Conference ha compromesso le ambizioni di classifica in Super League e creato le sconvenienti condizioni per un 2023-24 senza Europa. Dopo essersi incredibilmente laureato campione svizzero, lo scorso autunno lo Zurigo era stato da parte sua travolto dagli eventi, chiudendo all’ultimo posto sia il gruppo di EL, sia il girone d’andata in campionato. I gialloneri, infine, avevano pagato a caro prezzo il ritorno nella fase a gironi di Champions League nel settembre del 2021, cedendo ai citati zurighesi un titolo che - oramai - sembrava appartenergli di diritto. Lungi da noi smorzare l’entusiasmo del Lugano e i suoi tifosi. Anzi: è doveroso che Sabbatini e compagni affrontino il torneo continentale convinti di poter fare bene, raccogliendo e assaporando i frutti di un’annata - quella passata - superlativa. Considerato il coefficiente di difficoltà del gruppo completato da Bodø, Besiktas e Bruges, non è tuttavia da escludere che - cammin facendo - potrebbero imporsi delle priorità. Per non annegare. Esperienza e ragione, perlomeno, suggeriscono questo.

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