Il commento

L'Europa e la quota nel debito degli USA

Non sono solo Giappone e Cina a essere grandi detentori di titoli pubblici statunitensi
Lino Terlizzi
Lino Terlizzi
08.03.2025 06:00

L’Europa è piena di titoli del debito pubblico americano. Su questo versante spesso si parla di ciò che possiedono i maggiori Paesi asiatici. Ma non sono solo Giappone e Cina a essere grandi detentori di titoli pubblici statunitensi. Ancor più lo è il Vecchio continente. Dai dati ufficiali degli Stati Uniti relativi a dicembre 2024 emerge con molta chiarezza il fatto che l’insieme dei Paesi europei è l’aggregato principale tra i detentori esteri di titoli pubblici USA. Stiamo parlando di cifre molto grandi, considerando che il debito pubblico statunitense è andato crescendo negli anni ed è ormai gigantesco. Si tratta infatti di un debito pubblico che è ora di circa 36.200 miliardi di dollari (circa 31.900 miliardi di franchi al cambio attuale), pari a oltre il 120% del Prodotto interno lordo (PIL) americano. Circa il 24% di questo enorme ammontare fa capo a investitori esteri; in altre epoche la quota complessiva dell’estero ha avuto percentuali anche maggiori, ma resta il fatto che, essendo il debito USA nel frattempo molto cresciuto, le cifre di ciò che è detenuto oggi fuori dai confini americani sono più che ragguardevoli. Tradotto in soldi, ciò significa che i titoli del debito USA in mano a investitori esteri rappresentano oltre 8.500 miliardi di dollari. Guardando l’elenco e le cifre dei primi venti Paesi a cui fanno capo questi investitori esteri, si può vedere come al primo e secondo posto ci siano ancora Giappone e Cina, ma come già al terzo e quarto posto si trovino Regno Unito e Lussemburgo. Le due potenze asiatiche hanno gradualmente ridotto l’ammontare dei titoli pubblici USA detenuti, mentre una serie di Paesi europei lo ha decisamente aumentato. Sempre dentro questo gruppo dei primi venti, se si sommano i Paesi dell’Unione europea presenti nell’elenco si ha una cifra di circa 1.600 miliardi di dollari. Se poi si aggiungono i Paesi europei non UE (Svizzera e Norvegia oltre al Regno Unito), la cifra sale ad oltre 2.700 miliardi. Per la cronaca, alla Svizzera fanno capo 288 miliardi di dollari.

Sono numeri che favoriscono alcune riflessioni. Nel momento in cui l’Europa (Unione europea, ma non solo) si sta preparando a subire con ogni probabilità una nuova dose di dazi USA, accompagnata da attacchi e critiche da parte dell’Amministrazione Trump sul piano sia politico sia economico, bisognerebbe guardare a tutti gli aspetti delle questioni che si aprono. Certo, i Paesi europei una volta subiti i nuovi dazi potranno rispondere a loro volta con dazi anti USA, ed è quello che probabilmente accadrà quando le nuove tariffe americane si concretizzeranno. È la spirale del protezionismo, alla fine negativa per tutti, Stati Uniti compresi. Ancora non si capisce come l’Amministrazione Trump e suoi tanti sostenitori negli USA e nel mondo davvero possano pensare di risolvere i problemi degli scambi con barriere che frenano i commerci e la crescita di tutti, non è la via giusta e la storia dell’economia è chiara da questo punto di vista. Ma tant’è, dopo Canada, Messico, Cina, al di là dei vari rinvii, toccherà quasi certamente anche all’Europa. Dunque, al di là della risposta dei dazi di ritorsione occorre prepararsi ad argomentare e auspicabilmente e nei limiti dal possibile anche a negoziare. Il campo delle rivendicazioni dell’Amministrazione Trump è largo ma, pensando ad alcuni tra i principali aspetti economici e finanziari, vale la pena di sottolineare (non è banale di questi tempi) che non sono solo gli Stati Uniti ad essere importanti per l’Europa, è anche l’Europa ad essere importante per gli Stati Uniti. Vedere dagli USA il Vecchio continente soprattutto come una minaccia, anche per via della forza dell’export europeo, è nettamente fuori luogo. La rilevanza dell’Europa per gli USA resta ampia, anche come mercato di sbocco e come fonte di investimenti. Questi ultimi sono sia industriali sia finanziari, sia nel privato sia nel pubblico. Forse qualcuno dovrebbe ricordare, tra gli altri, anche quelli nel debito pubblico americano.