L’Italia e l’industria dell’auto

Al vertice di Stellantis, la multinazionale dell’auto in cui dal 2011 è inglobata la Fiat, è dal 23 giugno un italiano, Antonio Filosa, nato a Castellamare di Stabia (Napoli), cresciuto a Ostuni in Puglia e laureatosi al Politecnico di Milano. Filosa in effetti ha sempre lavorato in America, ed era sin qui noto in particolare per esser riuscito a rilanciare la filiale brasiliana che Stellantis ha ereditato dalla Fiat, ma la sua nomina aveva comunque fatto sperare in Italia in una ripresa di ruolo della componente italiana del grande gruppo.
I fatti hanno però subito cominciato a smentire tale speranza. Mentre con il suo predecessore Carlos Tavares il quartier generale di Stellantis era a Parigi, Filosa ha sì deciso di spostarlo altrove, ma non a Torino (dove si trovava ai tempi della FCA di Sergio Marchionne) bensì negli USA a Detroit. È da Detroit che egli governerà il gruppo poiché il mercato nordamericano, che Stellantis ha ereditato da Chrysler, è quello che giudica al momento più promettente e bisognoso della sua attenzione.
L’Italia è uno dei Paesi in cui è nata ed è stata dapprima sviluppata l’automobile in un’epoca in cui altrove si puntava ancora tutto sul treno e sulla via ferrata. La Fiat era stata fondata a Torino nel 1899, ed è italiana la più antica autostrada del mondo, la Milano-Varese con le sue successive diramazioni per Como e per Sesto Calende, inaugurata nel 1926. Le prime autostrade tedesche sopraggiungono negli anni ’30, e nel resto dell’Europa occidentale e negli USA si comincia a costruirne soltanto dopo la seconda guerra mondiale.
Fino al 2010 la Fiat è stata la più grande impresa industriale italiana. Al momento della sua scomparsa come azienda a sé stante aveva 188 stabilimenti con 190 mila impiegati complessivi ed era presente in cinquanta Paesi del mondo.
Oggi l’Italia continua ad essere sede di stabilimenti che producono auto, ma nella quasi totalità dei casi si tratta di impianti di gruppi, come Stellantis, con sede e direzione generale altrove. Nel 2022 da questi stabilimenti uscirono circa 473 mila auto, ma in seguito la produzione si ridusse in modo drastico, facendo registrare un calo del 42,8% nel 2024 rispetto all’anno precedente.
In Lombardia il settore dell’auto nel suo insieme dà lavoro a centomila, e nell’Italia del suo insieme a 280 mila persone. Anche se nel 2024 rispetto al 2019 si sono prodotte il 20 per cento di auto in meno, resta perciò un settore importante, ma proprio per questo la sua crisi ha un notevole impatto sull’economia italiana.
È pur vero che oggi, diversamente che nel secolo scorso, si producono auto in molti Paesi dove prima non se ne producevano, tra cui la Cina e la Corea, ma ciò non basta a giustificare tale crisi, cui hanno contribuito da un lato con la loro rigidità i sindacati del settore e dall’altro l’improvvida politica della Commissione Europea che ha imposto il blocco totale nell’Unione della produzione e della vendita di auto con motori a benzina e diesel entro il 2035, risoltosi in un vantaggio per la Cina che è all’avanguardia nella produzione di motori elettrici. Nello scorso marzo la Commissione Europea ha aperto a qualche ritocco di tale decisione, ma non basta. L’Alleanza delle regioni europee dell’auto, che riunisce 40 regioni d’Europa sul cui territorio hanno sede imprese del settore, al momento presieduta dalla Lombardia, sta facendo pressione a Bruxelles perché tale politica venga radicalmente rivista. Oggi, denuncia l’Alleanza, il 75% del potenziale produttivo dell’industria europea dell’auto resta inutilizzato e nell’UE sono a rischio 500 mila posti di lavoro.
In questa situazione non sorprende che con Filosa Stellantis punti in primo luogo a un mercato come quello nordamericano ed americano in genere dove, diversamente che in Europa, il potere politico pone degli obiettivi generali ma non pretende di stabilire con quali tecniche debbano essere raggiunti.