Pensieri dal battellino

L’ombelico del mondo

Il 4 e 5 luglio Lugano ospiterà il vertice internazionale sulla ricostruzione dell'Ucraina, sperando che la comunicazione fra le diverse autorità non sia «claudicante»
Bruno Costantini
07.05.2022 06:00

Il 1. giugno 2019 inauguravamo il battellino, carico di Barbera fatto col mulo da trasportare nel golfo di Lugano, parlando dell’arrivo a Bellinzona, per incontrare il consigliere federale Ignazio Cassis, di un pezzo grosso, anzi grossissimo, dell’amministrazione Trump, l’allora segretario di Stato Mike Pompeo, nome degno di un romanzo di Mario Puzo che quasi nessuno dalle nostre parti sapeva chi fosse, eccetto le attente sentinelle col colbacco dell’antimperialismo. Un colpo di immagine internazionale, con gli ovvii disagi di mobilità per la popolazione locale forse più interessata in quel momento a seguire il clamoroso caso delle 14 galline rubate a Camorino che le gesta del Pompeo. D’altra parte, tre anni prima, per l’inaugurazione della galleria ferroviaria di base del San Gottardo, il Ticino brulicava di capi di Stato da tutta l’Europa con riverbero planetario. Come siamo fighi, come siamo glocal, s’è messa a commentare Asia già avvolta nel fremito dell’annunciato appuntamento che il 4 e il 5 luglio trasformerà Lugano nell’ombelico del mondo con il vertice internazionale sulla ricostruzione dell’Ucraina. Nella storia il nostro Paese ha già conosciuto eventi, aperture e scambi internazionali di questo livello, ma nell’attuale contesto sarà da prevedere per motivi di sicurezza la paralisi di mezzo Ticino. Ci attendiamo che il comandante della Polizia cantonale ordini a indigeni e turisti di andare in letargo e di non rompere gli zebedei, sperando che la comunicazione tra le diverse autorità non sia «claudicante» come avvenuto con l’abbattimento dell’ex Macello, perché qui un malinteso con effetti collaterali non voluti sarebbe più devastante della ribellione di un manipolo di viziati scappati di casa (che proprio niente hanno a che vedere con gli anarchici di «Addio Lugano bella»). Nulla si sa su chi parteciperà al vertice: ci sarà il presidente ucraino Zelensky? Boh. Ci saranno il primo ministro britannico Johnson, il premier italiano Draghi, il presidente francese Macron, il cancelliere tedesco Scholz? Boh. La mia amica microinfluencer del lago, che è diventata un’analista di questioni geostrategiche supportata dai preziosi consigli del professor Google, è eccitata solo all’idea di immaginare questi personaggi sul lungolago a leccare il gelato assieme al sindaco criptovalutaro Foletti, che potrebbe approfittarne per promuovere il Lugano’s Plan B e l’internazionalità della città. Come siamo fighi, come siamo glocal. Però che scherzi può riservare il destino: spetta al presidente del Consiglio di Stato e al sindaco di Lugano leghisti, cioè appartenenti a un partito «primanostrista», sovranista e isolazionista, essere in queste cariche istituzionalmente apicali mentre con la conferenza sull’Ucraina ci apriamo alle prospettive del mondo e portiamo in casa nostra aria diversa da quella che scende dalla Valcolla. Forse non è nemmeno vero che i discepoli del Nano siano poi così «chiusuristi», ha osservato Asia tirando fuori il dato diffuso questa settimana sui frontalieri che continuano ad aumentare e hanno quasi raggiunto quota 75.000. Da quando la Lega nel 2011 ha raddoppiato la sua presenza in Governo, conquistando la maggioranza relativa, anche il numero dei frontalieri è raddoppiato. Adesso persino i lupi d’oltre ramina entrano in Ticino con astuzia mischiandosi al flusso dei frontalieri, come dimostra l’esemplare che ha colpito a Novazzano. Cos’è che è andato storto?