Il commento

Metamorfosi del potere attraverso i Twitter files

La ricerca della felicità col dispiegamento dei consumi viene decostruita nella disarmonia delle relazioni umane dalle stesse condizioni della storicità postmoderna: è lo scenario della società liquida descritto da un sociologo molto citato
Carlo Lottieri
Carlo Lottieri
24.01.2023 06:00

Qualche settimana fa, anche a seguito del passaggio di proprietà di Twitter (adesso nelle mani di Elon Musk), sono venute alla luce vicende che aiutano a capire meglio il mondo contemporaneo: in America e non solo. I cosiddetti «Twitter files» spaziano su vari temi, molti differenti tra loro: dall’espulsione dal social network di Donald Trump alla controversia sui contenuti del laptop di Hunter Biden (figlio del presidente americano), dalla maniera in cui la piattaforma ha trattato l’attacco a Capitol Hill alla gestione dei dibattiti pubblici da parte dei dipendenti di Twitter.

A ogni modo il punto cruciale, come ha sottolineato Branko Marcetic su «Jacobin», è che «i Twitter Files ci permettono di sbirciare dietro il sipario dell’opaco regime di censura attuato da Twitter e svelare in maniera più dettagliata il continuo e segreto intreccio tra le grandi aziende dei social media e gli apparati della sicurezza nazionale degli Stati Uniti».

Poco importa allora per quali ragioni Musk abbia portato alla luce quei fatti su cui adesso molti giornalisti stanno lavorando, dato che non bisogna guardare il dito ma la luna. E quei files ci permettono di appurare come il dibattito sulle questioni più cruciali sia drogato: a favore di talune prospettive ideologiche e di ben determinati interessi.

Secondo un giornalista d’inchiesta (già reporter del «New York Times»), Alex Berenson, dai documenti resi pubblici emerge ad esempio che «un membro di spicco del consiglio di amministrazione della Pfizer ha usato lo stesso lobbista di Twitter della Casa Bianca per sopprimere il dibattito sui vaccini Covid». Al di là del caso specifico, l’aver reso pubbliche quelle conversazioni ha evidenziato come siano patologicamente intrecciati i rapporti tra i social network, le concentrazioni economiche e gli attori politici.

Tradizionalmente la società liberale si basava su una distinzione assai netta: da un lato lo spazio pubblico, gestito dalle logiche della rappresentanza; e dall’altro lo spazio privato, lasciato alla libera iniziativa dei titolari. Oggi ci troviamo entro una società in cui taluni dipartimenti di Stato operano fianco a fianco di grandi imprese e social network, così da manipolare le opinioni di tutti noi. Secondo Matt Taibbi, emerge che ormai «l’FBI agisse come fosse il portinaio di un vasto programma di sorveglianza e censura dei social media, che comprende agenzie di tutto il governo federale, dal Dipartimento di Stato al Pentagono alla CIA».

Come s’è arrivati a questo? In che modo negli Stati Uniti i soggetti di mercato hanno smesso di chiedere più libertà e meno regole? È chiaro che l’espansione dei poteri pubblici ha alterato l’economia e di conseguenza pure il libero confronto. Quando le autorità governative possono in vario modo bloccare un’azienda privata (usando l’antitrust, aumentando le imposte, mutando le regole) e al tempo stesso sono in grado di rendere assai facile la vita di un imprenditore assicurando privilegi e finanziamenti, non ci si può certo stupire dinanzi all’accaduto.

Per giunta, in questa società dell’informazione nella quale sembrano declinare i media tradizionali mentre ognuno è presente del dibattito in virtù del proprio account, l’alleanza tra politica e affari finisce per investire i sistemi di organizzazione di tale comunicazione orizzontale che ha luogo in Twitter o Facebook.

Ora che sappiamo quanto fossero ripetuti i contatti tra gli uomini di Stato e i dirigenti delle aziende di Internet, non è più sensato stupirsi dinanzi al fatto che la voce di molti scienziati siano silenziate e che alcune evidenze siano negate. Da sempre, il potere ha le sue logiche e il nostro tempo non fa eccezione. Quello su cui bisogna interrogarsi, semmai, è cosa sia possibile fare – entro tale quadro – per limitare questi nuovi poteri che intendono condizionare la nostra comprensione della realtà, così da disporre del sostegno di una società orientata in maniera assai conformista verso un’unica direzione.