Commento

Mosca dovrà scegliere tra burro e armi

Le sanzioni contro la Russia sono utili? Sì, stanno già colpendo duramente Vladimir Putin e i suoi complici: parola di Josep Borrell
Josep Borrell
05.07.2022 06:00


Le sanzioni contro la Russia sono utili? Sì, stanno già colpendo duramente Vladimir Putin e i suoi complici, e gli effetti sull'economia russa aumenteranno nel tempo.

Da quando la Russia ha deliberatamente invaso l'Ucraina, l'Unione Europea ha adottato sei pacchetti di sanzioni contro Mosca. Le nostre misure prendono di mira circa 1.200 persone e 98 entità in Russia, nonché un numero significativo di settori dell'economia. Queste sanzioni sono state adottate in coordinazione con i membri del G7. La loro efficacia è rafforzata dal fatto che più di 40 altri Paesi, tra i quali la Svizzera ed altri paesi neutrali, le hanno riprese o hanno adottato misure simili.

Entro la fine del 2022, avremo ridotto le importazioni di petrolio russo del 90% e stiamo diminuendo rapidamente le importazioni di gas. Questo ci stà gradualmente liberando da una dipendenza che nel passato ha avuto  un’influenza sulle nostre scelte politiche di fronte all'aggressività di Putin. Probabilmente, Putin ha creduto che l'Europa non avrebbe osato prendere la via delle sanzioni a causa della dipendenza energetica. È uno dei molti errori di valutazione del regime russo in questo conflitto.

Ovviamente le sanzioni creano anche delle difficoltà ai paesi dell'UE. Questo è il prezzo che dobbiamo pagare per difendere la democrazia e il diritto internazionale, e stiamo prendendo le misure necessarie per fare fronte a questi problemi in modo solidale.

Queste sanzioni hanno davvero un impatto sull'economia russa? La risposta è sì. Infatti, se da un lato la Russia esporta materie prime, dall'altro importa molti prodotti ad alto valore aggiunto che non produce. Per le tecnologie avanzate, dipende per il 45% dall'Europa e per il 21% dagli Stati Uniti e solo per l'11% dalla Cina.

Nel settore militare, le sanzioni limitano la capacità della Russia di produrre missili di precisione ed altre armi sofisticate. Quasi tutte le case automobilistiche straniere hanno deciso di ritirarsi dalla Russia e le poche auto prodotte da aziende russe non hanno più l’airbag o il cambio automatico.

L'industria petrolifera russa soffre per l'abbandono degli operatori stranieri, ma anche per le difficoltà ad accedere a tecnologie avanzate. Questo limita la capacità di mettere in funzione nuovi pozzi. Per mantenere il traffico aereo, la Russia dovrà ritirare dalla circolazione una gran parte dei velivoli per recuperare i pezzi di ricambio necessari a far volare gli altri. A ciò si aggiunge la perdita di accesso ai mercati finanziari, la disconnessione dalle principali reti di ricerca internazionali e una massiccia fuga di cervelli.

L'alternativa che la Cina potrebbe offrire all'economia russa rimane limitata, soprattutto per i prodotti ad alta tecnologia. Finora il governo di Pechino, che dipende in larga misura dalle esportazioni verso i paesi sviluppati, non ha permesso alla Russia di aggirare le sanzioni occidentali.

Questi crescenti impatti porteranno Putin a modificare i suoi calcoli strategici? Probabilmente non nell'immediato futuro: le sue azioni non sono guidate in primo luogo da una logica economica. Tuttavia, costringendolo a scegliere tra burro e cannoni, le sanzioni lo chiudono in una morsa che si stringe progressivamente.

Si discute anche dell’impatto delle sanzioni sui paesi terzi, in particolare quelli africani, che dipendono dal grano e dai fertilizzanti russi e ucraini. Le responsabilità nella crisi alimentare sono chiare: le nostre sanzioni non colpiscono le esportazioni russe di grano o di fertilizzanti, mentre all'Ucraina viene impedito di esportare grano a causa del blocco del Mar Nero. Se dovessero verificarsi dei problemi legati alle nostre sanzioni, metteremo in atto dispositivi adeguati a risolverli.

La vera risposta alle difficoltà dei mercati energetici e alimentari mondiali è la fine della guerra. Questo può essere ottenuto solo con il ritiro delle truppe russe. Il rispetto dell'integrità territoriale degli Stati e il divieto del ricorso alla violenza sono il fondamento del diritto internazionale. La Russia li calpesta incurantemente. Accettare questa violazione aprirebbe la porta alla legge della giungla su scala globale. 

Contrariamente a quanto si pensava, l'interdependenza economica non porta automaticamente alla democrazia e alla pace tra gli stati. Per questo è imperativo che l’Europa diventi una vera potenza capace di difendere i propri valori. Di fronte all'invasione dell'Ucraina, abbiamo dimostrato che, se provocata, l'Europa può rispondere. Poiché non vogliamo entrare in guerra con la Russia, le sanzioni economiche sono il fulcro di questa risposta. Stanno iniziando ad avere effetto e ne avranno ancora di più nei prossimi mesi.  

In questa fase è particolarmente importante che le democrazie occidentali restino unite e agiscano insieme. Da un lato, dobbiamo mantenere la pressione sulla Russia. Dall'altro, dobbiamo dare all'Ucraina la visione di un futuro dopo la guerra - un in libertà, democrazia e prosperità. Con l'attribuzione dello status di candidato all'UE all'Ucraina, l'Unione europea ha dato una chiara prospettiva politica a questo processo. Il secondo tema è la ricostruzione del paese devastato dalla guerra. In questo contesto, la Conferenza di Lugano organizzata dalla Svizzera insieme al governo ucraino è un punto di partenza importante. I principi che saranno adottati a Lugano costituiranno la linea guida per la ricostruzione ed il saldo ancoraggio dell'Ucraina alla comunità di valori europea e occidentale.