Papa matematico e perequazione

Il nuovo Papa, oltre a essere un valente poliglotta, si è laureato in matematica nel 1977 in una università ben quotata della Pennsylvania (Villanova). Quindi sa «far di conto», abilità non trascurabile per chi è a capo di un’organizzazione economicamente rilevante come la Chiesa cattolica. «Leggere, scrivere e far di conto» sono le tre stelle polari che accompagnano la scuola quali obiettivi fondamentali. «Far di conto» suona forse un po’ eccentrico rispetto ai primi due scopi che sono sentiti prioritari fin dalla «ragione sociale» dall’Associazione leggere e scrivere della Svizzera italiana, che sul proprio sito precisa però subito che per combattere contro l’esclusione sociale le competenze di base sono «lettura, scrittura, calcolo e uso degli strumenti digitali».
Oggi la lingua digitata la fa da padrona e, seppur in maniera spesso superficiale e frammentata, si legge e si scrive molto. Ma come siamo messi con il «far di conto?». Non pensiamo alle tante persone comuni che non sanno più calcolare senza la calcolatrice, ma ai tecnici che i calcoli devono saperli fare bene, pena un ponte che crolla o una diga che salta.
Abilità che dovrebbe valere quando si stilano previsioni di spesa di varia natura, ma che ultimamente fa acqua da tutte le parti. Restando a casa nostra sono davvero tanti negli ultimi tempi i calcoli grossolanamente sbagliati, anche di centinaia di milioni: dalla circonvallazione Agno-Bioggio al tram-treno ai costi EFAS. Non possiamo entrare nei dettagli, ma sapremo mai chi ha sbagliato i calcoli in maniera così marchiana?
Chiediamo venia per la ripetitività, ma a proposito di calcoli sbagliati torniamo sulla perequazione federale che vede il Canton Ticino messo malissimo se confrontato ad altri cantoni. La formazione di questa situazione deleteria (mancano ogni anno fra i 300 e i 400 milioni) dovrebbe essere capita molto meglio di quanto fatto finora. Ma perché mai, limitandoci a due confronti eclatanti, nel 2025 il Canton Berna incassa dalla solidarietà confederale 1,4 miliardi e il Canton Vallese 887 milioni, mentre il Canton Ticino deve accontentarsi di 106 milioni? In un recente convegno sul tema, organizzato per Coscienza Svizzera dal politologo Oscar Mazzoleni, Alex Farinelli, giovane e abile politico che siede nella Commissione delle finanze del Consiglio nazionale, lo ha detto a chiare lettere. Quando si è costruito l’edificio (soprattutto nei primi anni Duemila, con l’ultima revisione di peso del 2008) non si è stati abbastanza attenti e si è sottovalutata la portata di certe scelte fondamentali. Intervenire ora per cambiare le cose è impresa titanica, poiché è difficile che chi, a giochi da tempo fatti, è favorito da questa perequazione sia disposto a veder intaccata la propria bella fetta di torta, ricorrente ogni anno. Mentre chi è sfavorito come il Canton Ticino deve darsi un gran daffare per tessere alleanze che possano provare a cambiare le cose. Lo ha confermato Christian Vitta, rilevando che oggi, finalmente consapevoli dello svantaggio economico che si subisce ogni anno, si sta lavorando su alcuni dei parametri della legge, confidando di poter portare a casa nei prossimi anni una quarantina di milioni al massimo. Sarebbe buona cosa che i responsabili che non si sono accorti a suo tempo degli errori di calcolo spiegassero i motivi di certe mancanze. Si sono dimenticati di far di conto o erano interessati ad altro? E i responsabili sono stati i politici, i tecnici o entrambi? Usiamo il passato prossimo, ma forse sarebbe meglio il passato remoto, perché i responsabili, sia politici sia tecnici, vanno ricercati fra i chi era in Consiglio di Stato e nelle alte sfere dei dipartimenti interessati (in primis, ma non solo, quello dell’economia e della finanze) agli inizi degli anni Duemila.
Uno dei pochi altri «papi matematici» è stato papa Gregorio XIII che, facendo per bene i calcoli, quasi cinque secoli fa è riuscito addirittura a rivoluzionare il calendario. Sarebbe bello che chi da noi ha fatto male i suoi calcoli (politici e/o alti funzionari) dopo tanti anni facesse il mea culpa, spiegando le ragioni di questa débâcle di cui paghiamo ogni anno le salate conseguenze. Se un papa che sa far di conto riesce a far sparire una decina di giorni trasformando il calendario, con la giusta consapevolezza si potrà cambiare radicalmente una legge nazionale che da troppi anni grida vendetta la cielo.