Pensieri di libertà

Profughi e migranti

Qualche giorno fa ho viaggiato in treno assieme ad alcuni cittadini ucraini
Francesca Rigotti
Francesca Rigotti
11.05.2022 21:43

Qualche giorno fa ho viaggiato in treno con i profughi ucraini. Seduta per terra davanti alle uscite del vagone ristorante perché non c’era altro posto, pensavo che io stavo soltanto lì accovacciata per breve tempo, capirai che disturbo. E loro stavano lasciando le loro case e la loro vita e i loro figli e fratelli e compagni e padri, perché si vedevano solo uomini anziani, donne, bambini, ragazzini e ragazzine sommersi dai bagagli. Persone in fuga, pro-fughi, esseri umani che fuggono in avanti (pro), fuggiaschi da qualcosa. Pensavo anche che se fuggono dalla guerra o da catastrofi naturali vengono chiamati profughi o migranti politici e sono bene accetti, soprattutto se sono di carnagione bianca e di religione cristiana, persino se atei. Quelli che fuggono da fame, povertà e disoccupazione non si chiamano più profughi ma migranti economici e sono un po’ meno bene accetti, soprattutto se hanno la pelle scura e professano un’altra religione.

Anche gli antichi si ponevano di fronte al problema. Il grande oratore e filosofo romano Cicerone, per esempio, era dell’idea che sia d’obbligo salvare la gente da catastrofi naturali o da aggressioni di briganti o militari, ma non altrettanto salvarla da depredazioni egualmente aggressive quali fame, povertà e malattia. Cicerone porta come caso emblematico il supereroe degli antichi, Ercole. Nelle opere «Conversazioni a Tusculum» e «Sui confini del bene e del male» Ercole compare nella veste di un essere benefico, assunto in cielo e venerato come il dio che maggiormente soffrì per il bene dell’umanità - una specie di Gesù Cristo pagano - e che si guadagnò gli onori dell’Olimpo in virtù della sua fortezza. Come Gesù, Ercole non compie le sue fatiche per piacere o per gloria ma per il bene dell’umanità, per salvarla da catastrofi. Ma catastrofi di che genere? Ercole interviene a proteggere gli uomini dalle aggressioni di mostri e di belve feroci (il leone di Nemea, gli uccelli Stinfalidi, l’Idra di Lerna, il cinghiale dell’Erimanto, i Centauri, Cerbero, il drago che custodiva i pomi delle Esperidi...). Tutto questo è molto interessante e molto attuale quanto molto antico. In «Sui doveri», del 44 a.C., sempre Cicerone scrive che nell’adempiere doveri di aiuto materiale, che costano, meglio favorire i prossimi: parenti, connazionali, vicini. Senza mezzi termini Cicerone dichiara che «il miglior modo per mantener salda la società e la fratellanza umana è usare maggior generosità verso chi ci è più strettamente congiunto». Trasferito all’oggi, guardarsi dai migranti economici, condannare a parole la guerra in Siria, nello Yemen e in tutte le altre decine di focolai del mondo, e intervenire generosamente con le vittime civili della guerra in Ucraina, una guerra vicina, che coinvolge noi.