Il commento

Quando i pulmini non bastano

La conciliabilità tra lavoro e famiglia non è qualcosa di acquisito, bensì un concetto in continuo movimento
Paolo Galli
12.09.2023 06:00

Nessun bambino verrà escluso a priori dal servizio. Dice proprio così, la nota inviata dai servizi extrascolastici di Lugano ai genitori dei bambini che usufruiscono della mensa di Davesco. E però si garantisce: «Verranno effettuati controlli puntuali per assicurare che la frequenza in mensa sia mantenuta allo stretto necessario». All’origine del problema, un aumento di bambini provenienti da Cadro e, quindi, l’impossibilità di garantire un posto per tutti nel pulmino. Ecco, nel 2023 ci accorgiamo, in sostanza, che sebbene molto è stato fatto, ancora molto c’è da fare, in termini di conciliabilità lavoro-famiglia. E la conferma ci arriva da un altro passaggio di quella mail: «Chiediamo gentilmente la collaborazione alle famiglie per limitare la presenza in mensa dei propri figli alle strette necessità lavorative, essendo il servizio concepito essenzialmente per favorire la conciliabilità lavoro-famiglia». Avevamo riportato, soltanto poche settimane fa, qualche numero, quando avevamo scoperto che i servizi extrascolastici - ma anche gli asili nido e il supporto delle famiglie diurne -, da qualche anno, sono sempre più richiesti. Se nel 2010 i posti disponibili a livello cantonale erano 488, oggi sono 1.343, per un +175% che dice molto, ma evidentemente non tutto, della nostra società e delle difficoltà delle famiglie nel far quadrare i propri equilibri, oltre che i propri bilanci. Il discorso è quindi complesso e va oltre il caso di Davesco e di una nota più o meno sfortunata dei servizi luganesi, che si occupano - è il caso di ricordarlo - di oltre mille bambini iscritti. Chiama in causa la politica e l’economia - le aziende, naturalmente -, e non può neppure prescindere dal contesto demografico, dalle dinamiche che portano, sempre più, i giovani, le giovani famiglie, oltre San Gottardo.

Quando si parla di conciliabilità, d’altronde, non si evoca qualcosa che già c’è, ma un obiettivo al quale ogni famiglia - al di là delle classifiche di «merito», di percentuali o di bisogni - anela. La conciliabilità non è acquisita e, mai come in questo periodo storico, è anzi un concetto in continuo movimento. Proprio per questo, le famiglie necessitano di un quadro di sostegno, da parte delle istituzioni sì ma anche dei datori di lavoro, il più possibile solido al quale fare riferimento. È una necessità che determina la società, perché permette ai genitori - entrambi - di lavorare e di essere parte di un tutto, di guadagnare per vivere e avere potere d’acquisto, di essere padri e madri e, al contempo, di essere uomini e donne, pur mantenendo al centro i propri figli. Anche la scuola stessa, in questo senso, è chiamata a riflettere sull’evoluzione della società attorno a essa. Ciò vale, in particolare, per gli orari scolastici. Siamo sicuri che il mercoledì pomeriggio libero sia ancora adeguato ai nostri tempi? Non c’è un genitore che non preferirebbe passare il tempo del pranzo con i propri figli piuttosto che con i colleghi o con la propria schiscetta. Non c’è un genitore che non vorrebbe essere lì alla loro uscita da scuola, e con loro andare a prendere un gelato, giocare, fare i compiti, piuttosto che fare affidamento sui servizi extra-scolastici, sui nonni, sulle tate. Vale per uomini e donne. Anche se i ruoli restano più distinti di quanto l’immaginario da «famiglie moderne» non dica. Provare a frequentare, per credere - anche se, pure in questo caso, il confronto a livello di impieghi e percentuali piene è ben raccontato dalle cifre -, un compleanno di bambini: per un papà presente, ci sono almeno nove mamme. Le eccezioni sono quel che sono, eccezioni appunto. E questo proprio perché, pur in presenza di quadri di sostegno sempre più puntuali - è un dato di fatto, ben rappresentato dai numeri, oltre che dagli sforzi delle istituzioni -, resta, sul fondo, una mentalità in qualche modo colpevolizzante e discriminante nei confronti dei genitori e, in particolare, delle mamme. E questo è un aspetto che nessun pulmino aggiuntivo e nessuna mensa più o meno capiente potrà risolvere, a meno che non vengano accompagnati da una seria e dinamica presa di coscienza e di responsabilità collettiva.

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