Tra il dire e il fare

Quella radio che è sparita

E allora in macchina la spegniamo, con nostalgia per gente del mestiere, simpatica o antipatica, più o meno brava, ma che prima di andare al microfono si prepara decentemente
Alessio Petralli
Alessio Petralli
10.11.2025 06:00

Non sappiamo chi sia la «mente pensante» che ha deciso a suo tempo di rinunciare alle onde ultracorte (FM) per le stazioni radio della SSR, in favore di un passaggio al DAB che ha messo in difficoltà moltissimi ascoltatori. Pensiamo soprattutto a chi ha l’abitudine di ascoltare la radio in macchina e che dalla sera alla mattina si è ritrovato orfano di tante consuetudini. E sono purtroppo numerose le automobili, neppure tanto vecchie, non dotate di DAB. E ancora di più sono coloro che ascoltano la radio soprattutto in macchina. Ma al di là dell’auto più o meno nuova e del luogo privilegiato di ascolto, una cosa è certa. Per risparmiare quindici milioni all’anno (grossomodo l’uno per cento del budget globale), la SSR si è fatta scippare (momentaneamente?) dalle radio private, o da altre stazioni radio estere di servizio pubblico, una fetta cospicua di fedeli ascoltatori. E non ci si venga a raccontare che è possibile rimediare tramite smartphone o grazie a qualche intervento hardware con qualche marchingegno da far installare «alla modica cifra di». La velocità è sempre relativa e basta il minuto occorrente per trasformare il proprio smartphone nella radio di una volta, per arrendersi di fronte a un fastidioso ostacolo ripetitivo.

Non parliamo poi della «modica cifra» se vogliamo intervenire sull’hardware, poiché si sa qual è il costo della manodopera quando fattura. Per quanto ci riguarda, orfani dei programmi radio RSI, nella schermata d’avvio della nostra auto ci ritroviamo a scegliere fra Radio3i, Radio Ticino, Radio Italia («solo musica italiana»), Radio 24, RTL 102.5, RAI Radio 3 (il canale culturale della RAI). Nella seconda schermata troviamo altre radio elvetiche, ma il tasto in più da pigiare favorisce la dimenticanza. Chiediamo scusa per l’autobiografismo spicciolo, ma le abitudini che si conoscono meglio sono le proprie, benché l’impressione sia che molti si trovino in una situazione simile. Che è quella dell’orfano ormai grandicello che farà una gran fatica ad abituarsi ai nuovi «genitori». Anzi, non si abituerà affatto, soprattutto per una ragione che ha a che fare con l’intrattenimento.

Non entriamo nel merito del capitolo legato all’informazione, che (ma solo per la dimensione locale) può essere svolto dignitosamente anche da un servizio pubblico offerto dal privato. Pensiamo soprattutto all’intrattenimento generale, che nelle radio private si rivela essere spesso un persistente cazzeggio di banalità casuali snocciolate con humor discutibile. D’accordo, lo humor è questione di gusti personali, ma personalmente sono ormai troppe le volte che «ci è venuto il latte alle ginocchia». Ci ritroviamo così spesso sconsolati, di fronte a tanta gente impreparata che pensa di poter intrattenere a lungo il pupo mettendo in campo tutta una serie di insulsaggini estratte alla rinfusa da un povero cilindro. E allora in macchina spegniamo la radio, con nostalgia per gente del mestiere, simpatica o antipatica, più o meno brava, ma che prima di andare al microfono si prepara decentemente. Sarà l’età a renderci così critici? O sarà che per certe stazioni radio, anche per questioni di mezzi ben s’intende, quando si tratta di intrattenere pare basti mettere in mano il microfono al primo che passa. Leggiamo sul Tages Anzeiger le dichiarazioni della direttrice generale della SSR Susanne Wille, a nostro avviso una scelta eccellente per combattere la prossima battaglia sul canone, che sta pensando di tornare indietro e di riproporre le FM. Benissimo! Con un suggerimento non richiesto. Non aspetti ulteriori decisioni del Parlamento e lo faccia da domani mattina. In molti gliene sarebbero grati.