Pensieri di libertà

Regine e api

Dal congedo di Elisabetta dalle api reali, all'ascesa di un re rispettoso della natura — La rubrica di Francesca Rigotti
Francesca Rigotti
Francesca Rigotti
22.09.2022 06:00

Questa volta scriviamo di api e di regine. Cose serissime, le une e le altre. Partiamo dalla notizia, letta sul Corriere del Ticino, del congedo della regina Elisabetta dalle api reali affidato all’apicoltore della real casa che risponde al nome di John Chapple. Chapple si è dunque recato a Buckingam Palace per comunicare alle api il decesso della loro regina, non della regina delle api ma della regina Elisabetta II, proprietaria degli alveari. Pare infatti che non informare gli imenotteri degli eventi importanti della vita dei loro proprietari porti alla mancata produzione di miele. Queste operose bestioline che vivono «nel loro mondo matematico e ...prive di metro, filo a piombo e compasso, disegnano esagoni di misure perfette» (Franco Marcoaldi, Animali in versi. Un nuovo canzoniere, Einaudi 2022, p. 59) potrebbero aversene a male. In questo caso però tutto è andato liscio in quanto il real apicoltore non soltanto ha esposto con tatto la notizia, bussando personalmente a ogni casetta, ma ha anche espresso il desiderio di continuare l’attività sotto il nuovo re. Ora, se c’è una specie animale alla quale sono state attribuite qualità antropomorfe soprattutto sul piano dell’organizzazione lavorativa e politica, è proprio quella delle api, nelle quali è stato visto un modello da proporre alla specie umana. Oltre a essere state simbolo di resurrezione e immortalità per gli antichi Egizi, simbolo massonico di industriosità e intraprendenza e molto altro, le api sono state anche un forte simbolo di giustizia e clemenza per quanto riguarda il loro re. Re, sì re, giacché per millenni quell’insetto più grosso degli altri, allevato in una cella di grandi dimensioni e nutrito con la pappa reale venne visto come un sovrano maschio: un sovrano clemente, secondo il filosofo e uomo politico romano Seneca, un sovrano giusto, a detta di Leonardo da Vinci. Entrambi sovrani benevoli verso i loro sudditi. In particolare il re delle api di Seneca è, secondo la credenza dell’epoca, privo di pungiglione, perché «la natura volle che non fosse crudele». Il re delle api di Leonardo è giusto perché «dispone ogni cosa con ragione ma punisce chi non compie il proprio ufficio». Per arrivare a vedere nel re delle api una regina furono necessari sul piano scientifico i primi microscopi (siamo agli inizi del Seicento) e sul piano politico l’ascesa al trono inglese di Elisabetta I, resa possibile dall’assenza di eredi maschi. Ora che di eredi maschi ve n’erano più di uno da scegliere, sugli umani britannici torna a regnare un re, mentre sulle api continuano a governare le regine. Un re tra l’altro abbastanza rispettoso della natura e che immaginiamo incline all’amore per le api. Che sia anche giusto e clemente, con o senza pungiglione, ce lo auguriamo.

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