Tra il dire e il fare

Remigio Ratti, gran ricercatore curioso e mite

La quantità e la qualità degli innumerevoli approfondimenti è ben testimoniata dal quaderno numero 40 di Coscienza Svizzera, intitolato semplicemente «Remigio Ratti. Bibliografia» e pensato per festeggiare i suoi ottant’anni
Alessio Petralli
Alessio Petralli
09.12.2024 06:00

Se un intraprendente visitatore straniero, del tutto ignaro delle nostre cose, volesse affidarsi a una guida autorevole per conoscere e capire a fondo il nostro Paese, farebbe con Remigio Ratti una scelta ideale.

E con «Paese» intendiamo prima di tutto il Canton Ticino, la Svizzera italiana e la Svizzera tutta.

Se poi desiderasse il confronto internazionale sarebbe altrettanto ben servito, essendo Ratti un collaudato giramondo da sempre curioso di tutto e di tutti, dal locale al globale.

L’indole è quella del ricercatore di razza che vuole capire con acribia le realtà che lo circondano, approfondendo gli argomenti e interagendo con tutti coloro che lo possono aiutare: dal cittadino comune all’autorità in materia.

La quantità e la qualità degli innumerevoli approfondimenti è ben testimoniata dal quaderno numero 40 di Coscienza Svizzera, intitolato semplicemente «Remigio Ratti. Bibliografia» e pensato per festeggiare i suoi ottant’anni. Si tratta dell’ultimo dei «Quaderni di Coscienza Svizzera», gratuitamente a disposizione sul sito dell’associazione, curato dall’attuale presidente Verio Pini. Ricordiamo che Ratti è stato a sua volta per più di vent’anni, a due riprese (1985-1994 e 2006-2019), presidente di Coscienza Svizzera, quale predecessore e successore di un altro grande presidente che ricordiamo con affetto e gratitudine: Fabrizio Fazioli.

Ratti è stato festeggiato nella sala del Consiglio comunale di Lugano, sede appropriata per sottolineare la costante tensione dello studioso verso il bene comune, oltre che il suo profondo senso dello Stato.

La piacevole serata è stata arricchita dalle testimonianze di sei amici (Renzo Respini, Elio Venturelli, Martin Schuler, Lanfranco Senn, Oscar Mazzoleni, Maria Antonietta Terzoli), che hanno conosciuto bene Remigio e che con lui hanno lavorato nel corso degli anni, ed è terminata con un bell’intervento del festeggiato, che di gran carriera ha ripercorso a braccio, con humor e leggerezza, il cammino che l’ha portato fin qui.

Dal canto nostro qualche annotazione rapsodica per qualche ulteriore tratto di una personalità così originale. Non si può non partire dalla mitezza, rilevata da molti, virtù che parrebbe un po’ sbiadita in questi tempi aggressivi, ma che è alla base del Remigio «federatore», che sa tessere reti interagendo proficuamente con tutti e cavando il meglio da ognuno. Avremmo potuto dire «ecumenico», per richiamare la sua salda vena cattolica, che se ne sta però sempre pacifica sullo sfondo delle idee di un ricercatore laico e aperto alle varietà del mondo.

Remigio è anche un grande «amoureux de la langue italienne» (come ha giustamente rilevato Schuler) e di ciò fa fede tra l’altro il suo gusto per una neologia motivata, che l’ha visto raccogliere autorevoli consensi addirittura presso la Crusca con il suo «governanza» che viene da lontano o con l’ «italicità» che gli ha fatto oltrepassare la limitatezza di un’italofonia ancorata a territori più ristretti. Per non parlare della denominazione, apparentemente anacronistica, di «Coscienza Svizzera», da lui sottoposta a suo tempo a minuziosa disamina, per essere infine conservata a ragion veduta.

Nel libro ci sono anche diverse fotografie che illustrano i primi ottant’anni di Remigio. La più bella lo vede ritratto cinquantenne, con sguardo buono e affascinato, di fronte alla moglie Augusta, con il San Salvatore alle spalle. E alla serata le sue donne c’erano tutte: oltre alla moglie, le due figlie e le tre nipoti.

Per finire, non necessariamente in gloria (parlare solo bene degli amici è di una noia mortale), un ricordo personale. Qualche anno fa, dopo una riunione di comitato, scendendo in macchina una sera tardi verso Lugano, Remigio rispondeva con generosità alle mie svariate domande di profano interessato, raccontandomi con fervore di temi specifici riguardanti i trasporti. Giunti quasi a casa sua, mi venne spontaneo chiedergli: «Ma Remigio, oltre a te, tutte queste cose chi le sa?». «Nessuno» mi rispose con un bel sorriso che ricordo sornione e non necessariamente modesto.

Ecco, nella sua ricchissima bibliografia se ne trovano tantissime di «queste cose». Ma tante ne scriverà ancora senza risparmiarsi, con quella sua gran voglia di conoscere e di condividere, motore della sua ragguardevole forza vitale.