Pensieri dal battellino

Sapienti e cretini

Un po’ per celia e un po’ per sfizio professionale, Asia ha tentato diverse volte di far scrivere dall’intelligenza artificiale queste cronache dal battellino, compresa la descrizione delle forniture di Barbera fatto col mulo, ma i risultati sono sempre stati ripugnanti
Bruno Costantini
25.10.2025 06:00

Un po’ per celia e un po’ per sfizio professionale, Asia ha tentato diverse volte di far scrivere dall’intelligenza artificiale queste cronache dal battellino, compresa la descrizione delle forniture di Barbera fatto col mulo, ma i risultati sono sempre stati ripugnanti. Per fortuna. Capisco che la mia amica microinfluencer del lago e content creator voglia esplorare tutte le possibilità della cultura digitale, molte indubbiamente straordinarie e utili nei più svariati campi, ma a patto che siano di supporto all’intelligenza umana e non propedeutiche, soprattutto nell’informazione, allo spegnimento programmato del cervello perché tanto ci pensa la macchina (e chi detiene il potere della macchina nella postdemocrazia dei post). Recentemente su un quotidiano comasco è scappata un’esilarante gaffe che svilisce il giornalismo, o perlomeno le sue apparenti virtù. Un pezzo di cronaca si concludeva così: «Vuoi che lo trasformi in un articolo da pubblicare su un quotidiano (con titolo, occhiello e impaginazione giornalistica) o in una versione più narrativa da magazine d’inchiesta?». È la domanda che pone ChatGPT quando si chiede l’elaborazione di un contenuto. Per distrazione, e mancata verifica successiva, la domanda è rimasta nel pezzo. Brutto inciampo, per il suo sconfinamento nel ridicolo, che tuttavia è segno dei tempi. Anzi, in alcune circostanze, al di là di questo episodio, per leggere e sentire reiterate banalità tanto vale che sia l’intelligenza artificiale a elaborare le notizie (in ogni caso da verificare perché la macchina, pur sapendo molte cose, racconta anche cavolate). Prendendosi una rivincita, la mia amica ha rincarato osservando che a volte ci sono persino miglioramenti sorprendenti con linguaggio, riferimenti e concetti che neanche per sbaglio potrebbero albergare nel cervello di certi autori umani che finiscono comunque sempre per smascherarsi da soli. Non sarebbe positivo per l’umanità se tutti diventassero dei sapienti?, si è chiesta Asia. No, perché in realtà sarebbe un mondo truffaldino, finto, fatto di piccoli «maître à penser» di cartapesta digitale, manipolato e manipolabile ancora più di quanto non lo sia già oggi.

Una ricerca del Max Planck Institute sull’uso di ChatGPT, effettuata analizzando 280.000 video pubblicati su canali YouTube accademici, è addirittura arrivata alla conclusione che l’intelligenza artificiale influenza gli stessi modelli linguistici umani perché, a differenza dello scopo originale di far parlare la macchina come l’uomo, è l’uomo che comincia a parlare con i vocaboli usati dalla macchina. La fantascienza è superata dalla realtà, tant’è vero che negli scorsi giorni un gruppo di 800 persone tra scienziati, imprenditori, politici e qualche celebrità di vari Paesi (non tutti da premio Nobel) ha sottoscritto un appello per fermare lo sviluppo tecnologico che ci porterebbe oltre l’intelligenza artificiale, nella superintelligenza artificiale, che potrebbe rappresentare una seria minaccia per l’umanità. Ma si può fermare il progresso? Asia si è messa a chiederlo a ChatGPT, mentre io, senza scomodare grandi principi etici, resto pragmaticamente convinto che è meglio avere degli stupidi veri, umilmente e consapevolmente stupidi, che dei superintelligenti finti con i loro deliri di onniscienza, onnipresenza e onnipotenza, che sono poi i cretini specializzati di Flaiano, purtroppo pieni di idee, tanto più se maneggiano l’intelligenza artificiale non avendo la propria da usare.

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