Il commento

Sciogliere l’Unione Europea?

L'UE sembra impantanata da molti anni, incapace di rappresentare la volontà popolare dei suoi cittadini e bloccata da veti di singoli Paesi in molte decisioni strategiche
Giovanni Barone Adesi
Giovanni Barone Adesi
15.12.2025 06:00

L’Unione Europea, dopo i successi delle organizzazioni che l’hanno preceduta dopo la seconda guerra mondiale, sembra impantanata da molti anni, incapace di rappresentare la volontà popolare dei suoi cittadini e bloccata da veti di singoli Paesi in molte decisioni strategiche. La sua scarsa rappresentatività dipende dai poteri limitati del Parlamento Europeo, che lascia molta discrezionalità alla Commissione e al Consiglio dei Capi dei Governi, che riflettono principalmente gli interessi dei governi nazionali.

Nel maldestro tentativo di recuperare il consenso, si richiede inoltre la regola dell’unanimità, che causa infiniti ricatti incrociati e finisce col coprire eclatanti casi di corruzione dei suoi rappresentanti, verso i quali le opinioni pubbliche dei vari Paesi mostrano diversi gradi di tolleranza. Evidentemente la triste storia della Polonia, potenza di primo piano, ma scomparsa in pochi decenni nel diciassettesimo secolo a causa della regola dell’unanimità che bloccava la sua Dieta, è sfuggita ai Padri Fondatori della UE.

Nel disperato tentativo di superare il dissenso, si è cercato di far approvare una Costituzione Europea, che é stata respinta dagli elettori nei Paesi dove è stata votata. La paralisi istituzionale è stata così cristallizzata dagli elettori.

Questa paralisi istituzionale é stata recentemente fonte di frustrazione crescente per gli Stati Uniti. Se Kissinger poteva decenni fa chiedere per celia un numero di telefono per parlare con l’Europa, oggi l’urgenza americana di trasferire le proprie risorse in Asia, lasciando alle proprie spalle una Europa autonoma e stabile, porta la Casa Bianca a dare una valutazione molto critica delle istituzioni europee.

Alla critiche americane si contrappone la prevedibile difesa d’ufficio dei leader europei, gelosi della propria autonomia, ma incapaci di proporre soluzioni che assicurino l’efficienza decisionale, pur nel rispetto degli interessi delle minoranze. Certamente cambiare radicalmente il quadro istituzionale della UE non sarebbe semplice, ma un semplice scioglimento permanente della Unione Europea potrebbe comportare problemi ben maggiori.

Un interessante esempio di quadro istituzionale che consente decisioni rapide, pur senza forzare alcun governo partecipante a condividerle, è quello canadese. Il Parlamento Federale decide cosa fare, le singole Province hanno ampia autonomia e possono perfino non applicare decisioni costituzionali che minano i loro interessi, che ad esempio potrebbero attenuare il ruolo del Quebec nella protezione della cultura francese o nella politica industriale. Eventuali usi sproporzionati di questi poteri delle Province non sono limitati dal Governo Federale, ma dalle forze economiche, in termini di mancato sviluppo economico.

Questo approccio credo che sia più adatto all’Europa del sistema svizzero a doppia maggioranza, che tutela l’insieme dei cantoni piccoli, ma non i singoli. Il frequente isolamento di un paio di Paesi dell’Europa Orientale, obbligati a ricorrere al veto, bloccando tutti gli altri, illustra un problema attuale dell’Unione.

Naturalmente quanto proposto non sarebbe necessariamente la soluzione migliore immaginabile, ma credo che sarebbe opportuno discuterne guardando oltre l’antitesi tra scioglimento o unione sempre più stretta, che non porta lontano.