Se il vuoto dà la spinta per scalare

Tramezzani indica la rotta.
Marcello Pelizzari
26.05.2017 06:00

di MARCELLO PELIZZARI - C'è un inizio e una fine per tutto, nella vita come nel calcio. Dopo tredici successi in altrettante finali, il Sion è caduto. I romantici si mettano il cuore in pace: la favola della squadra sempre agguerrita e vincente in Coppa Svizzera si è bruscamente interrotta. Merito di un Basilea semplicemente superiore, come qualità della rosa e dei singoli ma anche come motivazioni. L'ultimo atto di Ginevra ha confermato un vecchio adagio del nostro Paese, secondo cui alle spalle della corazzata renana c'è il vuoto. I vallesani per tutti questi anni si sono affidati alla follia di Christian Constantin e alla cosiddetta magia della Coppa, capace di unire e risvegliare un Cantone altrimenti diviso. La mazzata prima o poi doveva arrivare, è stata servita in un pomeriggio di fine maggio. Altre società, come lo Young Boys, hanno provato a colmare il divario a suon di milioni ma senza una vera strategia alle spalle. Per tacere delle nobili decadute, ad immagine delle zurighesi.

Quel vuoto ha però dato forza al Lugano, che in soli due anni si è trovato dall'anonimato della Challenge al terzo posto nel massimo campionato, con vista sui ricchi gironi di Europa League per gentile concessione del Basilea pigliatutto. Lunedì parlavamo di chiusura del cerchio vicina per il club bianconero, ricordando la triste e sfortunata finale del 2016 persa contro uno Zurigo già retrocesso e il sogno europeo sfumato assieme al rigore di Bottani, adesso la formazione di Tramezzani è a 180 minuti da un obiettivo così grande da far paura quasi.

No, un momento: paura non è la parola giusta. Perché questo Lugano, forgiatosi grazie alle esperienze passate e alle tante difficoltà incontrate, non ha scalato l'Ottomila per caso o sfruttando la generosità degli sherpa. Vicino alla vetta ci è arrivato con le sue idee, la sua forza e la sua identità. Ora, però, non dovrà tremare.

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