Se la stampa è in crisi

«La Région», giornale stampato a Yverdon nel Nord vodese, ha annunciato la settimana scorsa di aver licenziato in tronco i 19 membri della redazione. La testata locale è costretta a cessare le pubblicazioni a causa di un sovraindebitamento. La chiusura va ricondotta al raddoppio delle tariffe di distribuzione del numero settimanale a tutti i fuochi da parte della Posta. Fino allo scorso anno la distribuzione veniva fatta da una filiale della Posta, Direct Mail Company, a costi sostenibili per il giornale. Ma da quest’anno la Posta ha ripreso in proprio la distribuzione con tariffe molto più elevate. La testata ha optato per una formula di distribuzione alternativa e meno onerosa… ma che non rientrava nei criteri che danno diritto alle sovvenzioni federali di aiuto indiretto alla stampa.
Il caso dimostra fino a che punto gli aiuti federali indiretti alla stampa possono essere vitali per testate regionali e locali fragili che lottano per la sopravvivenza. E per questo il Parlamento federale ha votato in marzo un aumento di 5 milioni all’anno per 7 anni degli aiuti alla distribuzione alla stampa regionale. Il Consiglio di Stato del Canton Vaud ha comunicato la propria preoccupazione: «Deploriamo i licenziamenti, che si iscrivono in un contesto generale sfavorevole ai media. Il Governo si dichiara preoccupato dagli annunci che si succedono in numerose testate e gruppi di stampa con pesanti conseguenze per l’impiego. La stampa di prossimità gioca un ruolo essenziale per la diversità dell’informazione del settore mediatico, diversità alla quale il CdS tiene particolarmente». Da una stampa regionale di qualità dipende infatti la formazione dell’opinione in un Paese federalista e plurilingue basato sulla democrazia diretta, come la Svizzera. L’ha affermato anche il Consiglio di Stato del Canton Ginevra lo scorso anno, all’annuncio da parte di Tamedia delle dolorose ristrutturazioni nelle redazioni e stamperie delle testate romande del Gruppo: «La stampa è uno dei pilastri di una democrazia forte, che non può essere gestita da mere considerazioni finanziarie, come se si trattasse di un bene di consumo ordinario».
Tutto vero. Un bene tanto prezioso per la democrazia elvetica e per una libera formazione dell’opinione va difeso e preservato. Ma l’aumento dei finanziamenti indiretti alla stampa scritta regionale è una risposta sufficiente, adeguata alla rivoluzione dell’informazione (e della disinformazione) nell’era dei social media, ovvero in «un contesto generale sfavorevole ai media», come afferma il Governo vodese? Occorre guardare in faccia la realtà di alcuni dati sul consumo odierno di informazione degli Svizzeri; dati che fanno riflettere. Il Forschungszentrum Öffentlichkeit und Gesellschaft (fög) dell’Università di Zurigo, osservatorio dell’evoluzione del sistema mediatico elvetico, indica che il disinteresse per l’attualità e in particolare per l’attualità locale e regionale si sta diffondendo in modo preoccupante in Svizzera e non solo nella fascia d’età dei giovani dai 16 ai 25 anni (fenomeno noto) ma anche in quella dei loro padri e madri di 40-50 anni (fenomeno nuovo e preoccupante). La media dell’età dei lettori della stampa scritta si colloca oggi attorno ai 55 anni. Quasi tre quarti della popolazione svizzera è ormai molto lontana dai media di informazione locale - rileva l’inchiesta 2024 del fög -. Il numero di coloro che sono «cronicamente sotto-informati» si avvicina inoltre alla metà della popolazione (46%): più del doppio rispetto al 2009, quando corrispondeva al 21%. Questa tendenza va di pari passo con l’aumento marcato dell’utilizzazione dei social media e delle piattaforme online come fonte principale di informazione, non solo da parte dei giovani ma della fascia di età 30-40 anni. Occorre certo aiutare a sopravvivere la carta stampata, ma la questione della disaffezione verso la stampa scritta e di prossimità da parte di un numero crescente di consumatori non è di natura finanziaria. È una questione di scuola, di formazione e di cultura, questione centrale per educare al terremoto prodotto dall’avvento della tecnologia digitale, la diffusione capillare degli smartphone, delle piattaforme digitali e dei social media che hanno profondamente modificato i comportamenti e anche le possibilità di informarsi e di comunicare.