Il commento

Se lo Stato interviene sempre più

In Svizzera elementi dell’economia libera sono mescolati ad elementi dell’economia pianificata, con i primi che battono continuamente in ritirata e i secondi che si espandono
Carlo Rezzonico
Carlo Rezzonico
13.03.2024 06:00

In Svizzera elementi dell’economia libera sono mescolati ad elementi dell’economia pianificata, con i primi che battono continuamente in ritirata e i secondi che si espandono sempre più.

Lo Stato amministra circa un quarto dei prezzi al consumo e in certi casi li modifica solo a lunghi intervalli, ad esempio una volta all’anno. Con ciò si rinuncia in larga misura al vantaggio fondamentale di una economia di mercato, nella quale i prezzi derivano dalla domanda e dall’offerta e non vengono dettati dall’alto, talvolta sotto l’influsso di interessi politici o economici.

Certamente si danno casi in cui i mercati per periodi di tempo brevi esagerano nel produrre oscillazioni ma di solito l’ente pubblico, quando cerca di apportare correzioni, fa peggio e non torna facilmente sui suoi passi sbagliati. Nel campo dei cambi, dove di quando in quando appaiono eccessi, può essere opportuno che la banca centrale intervenga, però alla condizione che effettui entro un termine corto operazioni opposte (ossia acquisti divise ma presto, ad esempio entro sei mesi, le venda), altrimenti non si limita ad attenuare sbandamenti dei corsi ma li influenza durevolmente e produce pertanto sull’economia effetti strutturali dannosi.

Negli ultimi anni si è assistito a interventi statali di grande dimensione che a loro volta hanno inferto colpi duri alla libertà economica. Penso tra l’altro al caso Credit Suisse, dove l’UBS è stata praticamente costretta ad acquisire la banca concorrente senza dare agli azionisti la possibilità di esprimersi. Inoltre si è ridotta fortemente la concorrenza nell’ambito bancario svizzero. Esistevano altre soluzioni (di cui ho parlato a suo tempo su questo giornale). Si tenga presente anche che i salvataggi creano un modo di pensare in cui i clienti non si preoccupano più di valutare la banca presso la quale effettuano depositi (tanto se l’istituto si avvicina all’insolvenza lo Stato rime-dierà) e i dirigenti concedono facilmente finanziamenti rischiosi (le autorità faranno di tutto per evitare il fallimento).

Nel profilo dell’ordinamento economico la recente votazione sulla tredicesima mensilità dell’AVS costituisce un colmo di assurdità. È un principio elementare che, prima di attuare una iniziativa, si accerti che il suo finanziamento sia assicurato. Qualunque imprenditore ragionevole acquista una macchina solo se possiede i fondi occorrenti o ha la certezza di ottenerli mediante un prestito. Non esiste alcuna ragione per cui un popolo o l’ente pubblico che lo rappresenta possa considerarsi esonerato dalla regola suddetta. Nel caso della tredicesima mensilità AVS la regola è stata trascurata. Va poi menzionata l’aggravante che l’istituzione si addossa un onere assai pesante quando già si prospettano grossi problemi finanziari, soprattutto a causa dell’invecchiamento della popolazione. Non solo, ma quando lo Stato, al quale ci si rivolgerebbe per avere soccorso, si trova a sua volta nelle strettezze e lo sarà ancor più in futuro: si pensi per esempio alla necessità di rafforzare l’esercito e di contribuire alla ricostruzione nelle aree devastate dalle guerre. Mi auguro che non si facciano più votazioni rilevanti impostate in modo tale che ai cittadini si prospettano vantaggi tacendo però sui sacrifici che essi dovranno sopportare allo scopo di reperire i fondi occorrenti. Giusto sarebbe sottoporre alla popolazione nuove iniziative solo unitamente ai provvedimenti precisi da cui si intende ricavare il finanziamento in modo che con il medesimo voto si approvino o respingano le prime e i secondi insieme.

Dopo la votazione AVS si è discusso molto sul suo carattere ingannevole ma, salvo svista da parte mia, si è omesso di inserirla in un fenomeno più vasto, considerandola un nuovo grosso passo di allontanamento dall’economia di mercato. Incompatibile con questa è pensare: «Cominciamo a prendere tanti soldi dall’ente pubblico, dove poi si andranno a prendere è aspetto secondario e si vedrà». Purtroppo nella difesa di un ordinamento libero e sano gran parte dell’imprenditoriato brilla per inattività e indifferenza, salvo poi lamentarsi quando una votazione dà un esito indesiderato.