Sei euro di speranza

di PARIDE PELLI - I calciatori – o «calciattori» come li ha definiti qualcuno, sia per le scenate in campo dopo l'innocuo «buffetto» di un avversario, sia per la «riccanza» che sfavilla dalle loro esistenze – sono l'icona contemporanea del vincente, dell'uomo che non chiede mai e ottiene tutto lo stesso. Soldi, ça va sans dire, oltre a auto di lusso, ville, donne avvenenti e milioni di seguaci sui social ne certificano ogni giorno, agli occhi dei comuni mortali, il successo, il trionfo, il raggiungimento del «top del glam», per dirla alla Briatore. Che tu sia CR7 o un panchinaro del Chievo, poco importa: l'importante è avere lo «status», sapere di valere, male che vada, un milioncino, poter mangiare al ristorante senza prenotare, girare senza documenti, come la Regina Elisabetta, perché tutti sanno chi sei (in special modo se hai uno di quei tatuaggi cafonal che spuntano dal collo e che a sessant'anni cercherai disperatamente di cancellare con la candeggina). Una vita «da sciògno» che tutti – almeno un giorno – vorremmo vivere (tranne se quel giorno avessimo Zeman come allenatore, con i gradoni della tribuna dello stadio da completare su e giù una decina di volte, e allora addio al Grand Cru del 1947 sorseggiato la sera in salotto e benvenuto defibrillatore). Ma dalle stelle alle stalle, si sa, il passo può essere breve: una gestione sconsiderata del proprio tesoretto può trasformare velocemente il selfie in discoteca stile «Ciao povery» con due stroboscopiche modelle per mano in una desolata confessione sul genere «Ora sono povero» seguito dallo smile che piange (lacrime di coccodrillo). Un destino che è toccato anche al fenomenale Ronaldinho, uno dei più estrosi interpreti del «futbol bailado», che malgrado sponsorizzazioni a sei zeri e una fama sconfinata, pare detenga sul suo conto in banca la bellezza di sei (6) euro, come rivelato nei giorni scorsi da più fonti. Se il resto dei lauti guadagni sia approdato in un paradiso fiscale non è dato sapere, così come è difficile capire le vie per le quali sia stato possibile, nel caso opposto, sperperare una simile ricchezza, pardon riccanza. Ma sei euro, a ben vedere, possono essere una buona base di partenza: Paperon de' Paperoni – che la rivista Forbes mette al primo posto tra i personaggi più ricchi del mondo – ha costruito un impero partendo da una moneta da appena dieci centesimi di dollaro, la mitica Numero Uno. Un impero virtuale, certo, ma finché c'è vita c'è speranza. Soprattutto per un «calciattore».