Pensieri dal battellino

Storie d'estate

Il Gran Consiglio, essendo inagibile la sua aula nella capitale, tornerà a riunirsi in trasferta al Palazzo dei congressi di Lugano il 25 agosto
Bruno Costantini
19.07.2025 06:00

Dopo l’estenuante sessione di cinque anni fa sulla gestione della pandemia che mi aveva lasciato stordito come se avessi bevuto una cassa di Barbera fatto col mulo, il Gran Consiglio, essendo inagibile la sua aula nella capitale, tornerà a riunirsi in trasferta al Palazzo dei congressi di Lugano il 25 agosto. Come allora potremo ancorare il battellino davanti a Villa Ciani e sperare di cogliere sussurri e grida dei rappresentanti del popolo e magari anche di incontrarli. Asia non vede l’ora di poter fare video e «stories» con loro, riuniti in via straordinaria per parlare del bislacco scambio di competenze tra i ministri leghisti Gobbi e Zali e della benedizione unanime del resto del Governo all’operazione della quale nessuno, tranne i due marchesi del Grillo interessati, capisce l’utilità. La capiremo durante la seduta straordinaria del Parlamento? Mah, le posizioni sono note e non cambieranno. La mia amica microinfluencer del lago e content creator mi ha ricordato che lì al Palazzo dei congressi, tre anni fa, si è svolta anche la prima conferenza internazionale per la ricostruzione dell’Ucraina. La seduta straordinaria del Gran Consiglio non è paragonabile ma ugualmente si svolge in un clima da ricostruzione, ricostruzione della fiducia nelle nostre istituzioni. In questa legislatura disgraziata le macerie si sono accumulate nel Governo, nel Parlamento, nel potere giudiziario. Il Paese per fortuna non è solo questo (e non merita questo), ma ricostruire la credibilità e la solidità istituzionali non sarà semplice, con una via che si farà sempre più stretta tra gli annunciati risparmi per il 2026 e la votazione popolare del 28 settembre sulle due iniziative per attenuare l’impatto dei premi di cassa malati sugli assicurati (verosimilmente intenzionati a regolare i conti). La mia amica ha avuto un sussulto di patriottismo cantonale osservando che a Berna non stanno meglio con le scandalose vicende degli aerei da combattimento F-35 statunitensi (dei quali non conosciamo ancora la fattura finale) e dei droni israeliani inservibili. Anche qui non basteranno tre minchiate in politichese «for dummies» per metterla via senza prete e ricostruire la fiducia, perché l’eredità lasciata da Viola Amherd al Dipartimento federale della difesa è calamitosa. Poi c’è invece chi ha una bella eredità e la butta via, ha aggiunto Asia distrattamente, stesa al sole come una diva sulla prua del battellino, portandomi nella polemica estiva sul Locarno Film Festival. Io non l’ho compresa bene. La dirigenza della rassegna, per ragioni finanziarie e di praticità, ha deciso di cambiare lo schermo di Piazza Grande, progettato nel 1971 dall’architetto Livio Vacchini. Sparirà l’impalcatura originariamente pensata, non la vera intuizione di Vacchini che era e rimane l’uso della piazza. Apriti cielo: c’è stata una sollevazione di architetti, ingegneri, intellettuali e politici che hanno denunciato la cancellazione di un’icona dell’identità culturale. In quattromila hanno sottoscritto una petizione che curiosamente, per difendere l’identità culturale del Festival, ha un titolo in inglese: «Locarno: don’t touch the screen!». Sarebbe il caso di replicare: giù le mani dall’italiano! E pensare che, dopo le proteste sull’onnipresenza dell’inglese alla rassegna, quest’anno ci saranno più film sottotitolati in italiano. Però sappiamo che il Festival ogni tanto è luogo di polemica: godiamocelo anche così, preparando i popcorn per il 25 agosto.