Tappeto rosso tra sogni e realtà

Antonio Mariotti
13.08.2012 05:05

di ANTONIO MARIOTTI - Immagine e sostanza, bellezza e intelligenza: è in questo dualismo non così facile da individuare nemmeno quando si prende in considerazione il genere umano che risiede la formula magica del Festival del Film di Locarno, la cui 65. edizione si è conclusa sabato sera. Chi non sogna una programmazione costellata di opere capaci di unire felicemente estetica e contenuto, accompagnate da registi sulla cresta dell?onda, disponibili al dialogo con il pubblico e con i giornalisti, e da attrici ed attori bravi e con fascino da vendere? Il direttore artistico Olivier Père sicuramente sarebbe pronto a tutto pur di raggiungere a colpo sicuro questo risultato, ma tra i sogni e la realtà – come tutti sanno – la distanza non è mai esigua. Locarno, però, è un festival che non può assolutamente permettersi di smetterla di sognare.Come afferma il presidente Marco Solari nell?intervista che pubblichiamo oggi, la rassegna locarnese è un?entità in movimento continuo, che non può accontentarsi dell?attuale «stato di grazia» finanziario, organizzativo e artistico, ma deve sempre pensare alle nuove sfide che la attendono per far fronte alla concorrenza sempre più accesa di altre manifestazioni. E da questo punto di vista, l?arrivo di Olivier Père tre anni fa è coinciso con mutamenti sostanziali e con nuove importanti iniziative i cui esiti si potranno valutare definitivamente solo tra qualche tempo.Quest?anno, ad esempio, ha fatto parecchio discutere l?istituzione di un vero e proprio Red Carpet. Apparentemente un dettaglio di poco conto, consistente nello srotolare una passatoia rossa nel passaggio che da anni costituisce già l?entrata VIP di Piazza Grande e nel coprirlo con una tettoia per proteggere gli ospiti dalle intemperie. Avere un Red Carpet significa però anche e soprattutto trovare ogni sera qualcuno da farci sfilare sopra e, se non si vuole scadere nel people a buon mercato, si deve trattare di nomi noti del mondo del cinema e ancora meglio se vengono a Locarno a presentare il loro nuovo film (bello e intelligente) in Piazza Grande. Da questo punto di vista, l?unica «serata perfetta» tra le undici proposte dal Festival 2012, si può considerare quella di mercoledì 8 agosto (non per nulla una tra le più frequentate) quando in Piazza Grande si è visto il film No di Pablo Larrain ed è stato consegnato un riconoscimento al suo protagonista, Gael Garcia Bernal, a cui nessuno può negare né fascino né intelligenza.Nelle altre dieci serate di Piazza Grande invece questa «magia» non si è mai completamente realizzata. Le presenze di Elsa Martinelli, Charlotte Rampling, Harry Belafonte, Alain Delon, Leos Carax e Kylie Minogue, Ornella Muti, Johnnie To, Arnon Milchan, Mylène Demongeot e Peter-Christian Fueter hanno permesso di sfogliare pagine indimenticabili della storia del cinema svizzero, italiano e mondiale. Al di là della simpatia per i singoli personaggi, nettamente fuori luogo (più da kermesse che vuol fare parlare di sé a tutti i costi che da festival cinematografico) ci sono sembrate invece le apparizioni in Piazza di Gianni Morandi, Eric Cantona e Renato Pozzetto, mentre a lungo si potrebbe discutere sul dorato trampolino di lancio offerto a un film che davvero non ne aveva bisogno come Das Missen Massaker di Michael Steiner.Il bilancio transitorio di questa novità che proprio nessuno, appena una decina d?anni fa, avrebbe mai creduto possibile è quindi complessivamente abbastanza positivo, ma per fare sempre meglio (come insegna il motto «scoutistico» del presidente Solari) occorrerà far conoscere ancora di più Locarno nel mondo. E magari anche in Italia. Come? Le strategie sono ancora tutte da scoprire, anche se non è escluso che la tre-giorni primaverile locarnese che metterà a confronto cinema e letteratura possa contribuire anche a rafforzare questo discorso.Inevitabilmente, però, il Red Carpet non ha richiamato in Piazza Grande una parte del pubblico che segue invece assiduamente le altre sezioni del Festival. Uno «scollamento» che sulla carta può anche non preoccupare troppo, ma che non va sottovalutato poiché ci si può chiedere quanti cinefili ticinesi, svizzeri e stranieri continueranno ad affrontare lunghe ed onerose trasferte senza la prospettiva di godersi un film sotto le stelle di Piazza Grande, dopo aver passato un?intera giornata negli scatoloni del FEVI e della Morettina, semplicemente perché le proposte del cartellone serale non li attirano.Insomma, la programmazione di un Festival come quello di Locarno è quanto di più delicato si possa immaginare. Seguire senza deragliare quel «doppio binario» che evocavamo prima dell?inizio della 65. edizione è impresa oltremodo ardua. Olivier Père ha finora mostrato doti di equilibrista non da poco e ciò non può che confortarci per le prossime edizioni del Festival. Ma attenzione: a volte può rivelarsi più facile camminare su una corda tesa che su un tappeto rosso popolato soltanto di sogni.