Il commento

The Donald e l’Europa

Al presidente statunitense non piace il Vecchio Continente – Gli piacciono però molto i soldi europei che vanno verso gli USA
Lino Terlizzi
Lino Terlizzi
10.12.2025 06:00

Al presidente Donald Trump non piace l’Europa. Gli piacciono però molto i soldi europei che vanno verso gli USA. Oltre che un rilevante mercato di sbocco, per gli USA il Vecchio continente è una gran fonte di investimenti, sia industriali sia finanziari. Ed è anche un forte compratore di titoli pubblici americani, la cui presenza in ampia quantità è un elemento essenziale per il sostegno a un debito pubblico statunitense che è diventato ormai enorme. Se è evidente l’importanza del mercato europeo delle merci e dei servizi e se è altrettanto evidente la rilevanza degli investimenti industriali europei negli USA – Trump manco a dirlo ne vuole ancora di più, ma già ora sono tanti – meno illustrato è in genere il peso dei soldi che dall’Europa confluiscono nei conti pubblici americani.

Dai dati degli stessi uffici governativi USA emerge che l’insieme dei Paesi europei è l’aggregato principale tra i detentori esteri di titoli pubblici statunitensi. Il debito pubblico americano è ora attorno alla cifra record di 38 mila miliardi di dollari (30.600 miliardi di franchi al cambio attuale), cioè circa il 125% del Prodotto interno lordo USA. Quasi il 25% dell’ammontare di questo debito fa capo a investitori esteri. In altri tempi la quota dell’estero è stata talvolta anche più rilevante, ma va considerato che il debito statunitense è nel frattempo cresciuto molto e che quindi la cifra di ciò che è detenuto oggi fuori dai confini americani è più che ragguardevole. Questa cifra è, secondo i dati relativi a fine settembre di quest’anno, di 9.249 miliardi di dollari. A fine 2024 era di 8.619 miliardi, dunque anche il flusso dall’estero è aumentato nel corso del 2025.

Guardando la lista dei primi venti Paesi a cui fanno capo questi investitori esteri, si può vedere come il Giappone sia ancora al primo posto, seguito però al secondo posto dal Regno Unito, che ha sorpassato una Cina che sta alleggerendo i suoi investimenti nei titoli pubblici USA e che è ora al terzo posto. Se si sommano i Paesi dell’Unione europea presenti nell’elenco dei primi venti, si ha una cifra di 1.715 miliardi di dollari; se a questi Paesi dell’UE si aggiungono altri tre Paesi europei (Regno Unito, Svizzera, Norvegia), il totale del Vecchio continente sale a 3.098 miliardi. La sola Svizzera contribuisce con ben 302 miliardi di dollari. Quello europeo è appunto il maggior aggregato tra i principali detentori di titoli pubblici americani.

Trump ce l’ha soprattutto con l’Unione europea, ma non c’è da farsi illusioni. Le bordate del presidente USA, non esattamente da raffinata diplomazia, riguardano in gran parte Bruxelles ma arrivano anche ad altri Paesi che della UE non fanno parte, Regno Unito e Svizzera inclusi. Infatti gli strali dell’Amministrazione Trump, di ordine sia politico-ideologico sia economico, ormai spesso condivisi dalla Russia di Putin, sono spesso diretti genericamente contro l’Europa. Le accuse su una presunta perdita di civiltà e su un presunto parassitismo economico sono rivolte contro la stragrande parte del Vecchio continente.

La vicenda dei dazi americani ha d’altronde mostrato quanto fosse sbagliata l’idea di un possibile trattamento di favore riservato alla Svizzera; la faticosa rincorsa del Consiglio federale e di una parte degli imprenditori elvetici, mirata ad alleggerire il fardello, ha confermato che Washington ha la mano molto pesante, in questa fase ancor più che in altre. Sperando che non ci siano intoppi, i dazi USA per la Svizzera passeranno da un incredibile 39% al 15%, che è peraltro la stessa percentuale riservata alla UE, non meno. È andata un po’ meglio, si fa per dire, al Regno Unito, che ha avuto dazi USA al 10%. Ma anche Londra resta nel mirino USA, l’attuale Governo britannico viene infatti visto da molti sostenitori di Trump come troppo vicino alle posizioni dell’UE. Chissà se, in tutto questo, qualcuno ha ricordato o ricorderà all’Amministrazione Trump, in termini opportuni, anche gli investimenti europei nei conti pubblici americani.