Tu quoque, Accademia della Crusca?

di FABIO PONTIGGIA - Era inevitabile. Sdoganato l'insulso aggettivo petaloso, l'Accademia della Crusca è una diga rotta. A valle scende di tutto. L'11 marzo 2016 segna una data infausta, per i cruscanti moderni e per la lingua italiana. I custodi della correttezza del verbo di Dante, del fiorentino puro, hanno abdicato ai loro doveri: da quel giorno è ammesso l'uso corrente del sostantivo invariabile meteo anche nella forma femminile. Non più, quindi, correttamente ed esclusivamente, il meteo (che sta per bollettino meteorologico), ma anche la meteo, con il medesimo significato. Che è un orribile, orripilante, francesismo. Anzi, per essere più precisi, un orribile, orripilante, romandismo, infiltratosi nella lingua italiana parlata e scritta in terra elvetica, al sud delle Alpi, lungo i canali della SSR/SRG/Idée Suisse (ora non più Idée Suisse) e poi diffusosi come un virus grazie alla (o per colpa della) RSI, che ha continuato imperterrita ad ignorare la sola forma ammessa dal vocabolario. Nessun dizionario della lingua italiana – ma proprio nessuno – attesta infatti meteo quale sostantivo femminile: dal Treccani al Devoto-Oli, dallo Zingarelli al De Mauro, dal Garzanti al Sabatini Coletti, dal Gabrielli/Hoepli fino al vangelo dell'ortografia e della pronuncia, il mitico DOP, utilizzato per anni e anni (oggi non più?) dalle voci e dai volti della radiotelevisione: tutti, senza eccezioni, prescrivono il meteo. Venerdì, però, la regola è caduta: vale anche la forma femminile. Eravamo convinti che pure per la lingua italiana valesse il principio della parsimonia: si aggiunge e si inventa solo ciò che è necessario. I malvezzi linguistici di Besso e Comano non fondano ancora una necessità. Ma tant'è. Il buonismo e l'ecumenismo della Crusca hanno prevalso. Locarno-Monti esulta. La RSI anche. Ma chi, esattamente, ha rotto l'argine? Un'autorità in materia. Il corrispondente straniero – questa la definizione ufficiale – dell'Accademia, il linguista Sandro Bianconi, il nostro linguista, l'apprezzatissimo autore di Lingua matrigna e di altri bei saggi e studi sull'uso e sull'evoluzione dell'italiano nelle contrade ticinesi. Tu quoque, Bianconi? Non si può far valere in appello un conflitto di interessi o di prossimità emotivo-sentimental-territoriale? Bianconi è locarnese: ha fatto un favore ai meteorologi di Locarno-Monti. Non ce ne voglia il figlio del nostro maggior poeta dialettale, il grande Giovanni Bianconi, ma il trafiletto con cui la più antica e prestigiosa accademia linguistica d'Europa legittima oggi la doppia forma appare piuttosto sbrigativo. Comunque, sia fatta la sua volontà. Entrambe le scelte, scrive Bianconi sul sito della Crusca, sono corrette. «Decisivo per il successo dell'una o dell'altra – aggiunge – saranno allora il prestigio e l'influsso sull'utenza dei media elettronici interessati. Al momento (27/01/2016), stando alle occorrenze di Google, il maschile sembra prevalere nettamente (4.990.000 risultati per "il meteo" contro i 596.000 per "la meteo")». Sembra. La grammatica decisa da Google, dalle sue occorrenze e quindi da licenze, mode, invenzioni, strafalcioni che navigano in Rete? Sarà così.