Tutto bello ma attenzione ai giovani
Con l’apertura delle due gallerie di base del Monte Ceneri e del San Gottardo si è avviato un dibattito sul futuro del nostro Cantone in una visione di unità, sotto forma di Città Ticino. Un tema interessante che implica alcune riflessioni. Con l’accorciamento del tempo di percorrenza da nord a sud o viceversa, si stanno aprendo diverse nuove opportunità economiche. Attualmente assistiamo all’arrivo di nuove società – molte start up – soprattutto nel settore tecnologico. Da sempre, inoltre, Chiasso e l’agglomerato del Basso Mendrisiotto sono legati al confine con l’Italia e il rapporto con la frontiera è strettissimo. La nostra stessa posizione geografica è estremamente interessante, a soli 50 chilometri da Milano, dall’aeroporto internazionale di Milano-Malpensa, e da un bacino di popolazione che supera abbondantemente il milione di persone.
Posizione geografica, strutture presenti, conoscenze professionali consolidate nel terziario e burocrazia accettabile, fanno sì che anche noi abbiamo di diritto una posizione interessante nella cosiddetta Città dei laghi o Città Ticino. Tutto bello? Tutto positivo? Certo, e cerchiamo di cavalcare questa situazione storica che si sta aprendo a nuovi mercati. Tuttavia, attenzione a non sottovalutare una problematica che coinvolge in modo sempre più marcato i nostri giovani e per la quale occorre trovare una soluzione.
Attualmente in Ticino vi sono posti di lavoro interessanti, ma nella stragrande maggioranza vengono occupati da giovani provenienti da oltre confine, molto preparati ma che si accontentano di un salario alquanto ridotto. E qui sta il grande rischio cui assistiamo già da alcuni anni. Terminati gli studi, i nostri migliori giovani formati con bachelor e master, trovano una occupazione oltre San Gottardo: per quanto riguarda il loro bagaglio di conoscenze ed esperienze è senz’altro positivo, ma il lato negativo è che poi molti, probabilmente la maggioranza, non tornano più nel nostro Cantone. Le opportunità maggiori di lavoro e di carriera, ma soprattutto la differenza salariale, sono alla base di questa situazione alla lunga preoccupante.
Come ritornare negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, quando dopo esperienze all’estero si ritornava in Ticino contribuendo alla crescita del Cantone? Mi ricordo benissimo che allora chi partiva dalla sede di qualsiasi grande azienda in Ticino, aveva ancora garantito dopo alcuni anni il posto di lavoro e in questo modo contribuiva in modo marcato alla crescita aziendale. Purtroppo, oggigiorno non è più così, e a questa situazione, che tocca tutto il Cantone, bisogna trovare assolutamente una soluzione. Personalmente vedrei degli incentivi fiscali a favore di quelle aziende che occupano manodopera residente; è forse questa una delle poche strade percorribili. Su questo fronte bisogna stare attenti. Da un lato, le aziende provenienti dall’estero o già insediate da anni con manodopera frontaliera sono benvolute in quanto contribuiscono a creare indotto e sono una manna per i Comuni che incassano le imposte alla fonte (quasi nessuno lo ammette, ma per molti Comuni, compreso il mio, le entrate dell’imposta alla fonte sono fondamentali). Dall’altro lato tuttavia, a lungo termine, bisogna trovare una soluzione che possa salvaguardare il livello generale di benessere del nostro Cantone. La globalizzazione, il notevole miglioramento delle vie di comunicazione e le strutture di cui disponiamo, sono elementi molto positivi su cui puntare in modo deciso. Senza però sottovalutare il rischio di impoverimento generazionale, che potrebbe avere conseguenze nefaste per il nostro Cantone.
Bruno Arrigoni, sindaco di Chiasso