L'editoriale

Attori trainanti per anni decisivi

Il potenziamento dei trasporti pubblici è forse l’eredità più positiva e incisiva che ci lascia la legislatura giunta ai titoli di coda senza gloriose imprese - Quanto stanno concretamente realizzando i centri urbani, quanto auspicano e quanto temono è espresso in una serie di contributi che pubblichiamo da domani
Bruno Costantini
26.02.2023 20:00

Il potenziamento dei trasporti pubblici è forse l’eredità più positiva e incisiva che ci lascia la legislatura giunta ai titoli di coda senza gloriose imprese. Consiglio di Stato e Gran Consiglio, per una volta evitando uggiosi esercizi a vuoto, hanno messo sul tavolo per il periodo 2020-2023 quasi mezzo miliardo di franchi, per la precisione 461 milioni di cui un centinaio comunque a carico dei Comuni. Non è una cifra da nulla per il Ticino, nemmeno quando nelle casse cantonali, già piuttosto fragili, giungeva la manna salvifica della Banca nazionale che si pensava inesauribile. Lo sviluppo del Ticino, sin dall’Ottocento, è sempre stato legato all’espansione di strade e binari e dal coraggio di investire in questo settore. Le nuove trasversali ferroviarie alpine, che al nostro cantone hanno portato la galleria di base del San Gottardo e quella del Monte Ceneri, hanno creato le premesse per una diversa collocazione del Ticino verso l’esterno (non senza qualche insidia di scavalcamento tra Milano e Zurigo) e per modificare le relazioni interne. Se la classe politica elvetica si fosse limitata a gestire le contingenze del presente e non avesse avuto, oltre trent’anni fa, la capacità di guardare oltre il proprio naso, di avere visioni e progetti di lungo termine e l’intelligenza per costruire un consenso nazionale, oggi non avremmo infrastrutture moderne che hanno un impatto concreto sulla mobilità e di conseguenza anche sull’economia, sul territorio e sulla società (anche per questo motivo il Ticino, che allora giocò un importante ruolo attivo per impostare il progetto AlpTransit, fa bene oggi a tenere alta la guardia sulle lacune della strategia federale di Ferrovia 2050 con il sempre più problematico imbuto a sud di Lugano). Ma quanto davvero, in particolare con l’apertura della galleria di base del Monte Ceneri nell’autunno del 2020 che ha consentito di creare la metropolitana ticinese che si estende verso la Lombardia, completata con il sostanzioso rafforzamento della rete dei trasporti pubblici citato in apertura, attorno alla nuova mobilità si sta creando anche lo spirito della cosiddetta Città Ticino prefigurata nella revisione del Piano direttore cantonale del 2009 e considerata tra le dodici grandi aree urbane elvetiche? C’è una diversa mentalità nel gestire e nel vivere il territorio? Al di là della retorica, delle frasi fatte e delle teorie fumose, il cammino verso un sentire comune nella Città Ticino, o Città diffusa, ora anche Città dei Laghi con le regioni italiane di confine, sarà ancora lungo. Già quell’«umile altura» del Monte Ceneri, come la definì Stefano Franscini, anche se azzerata dalla nuova infrastruttura ferroviaria, per certi versi resta ancora una barriera identitaria. Vi è inoltre un intreccio di competenze, equilibri e rapporti finanziari e di solidarietà tra Comuni e Cantone, e tra Comuni e Comuni, di cui tener conto in un ambito non facile da riorganizzare (come dimostra l’annunciato flop della mega riforma Ticino 2020).

Però qualcosa si muove. I centri urbani che, volenti o nolenti, sono il motore per creare sviluppo ed essere quindi da traino per dare prosperità anche alle realtà periferiche, non sono rimasti immobili ad attendere il loro destino. Quanto stanno concretamente realizzando, quanto auspicano e quanto temono è espresso in una serie di contributi che pubblichiamo da domani, iniziando con l’intervento del sindaco di Chiasso Bruno Arrigoni, a cui seguiranno quelli dei sindaci di Mendrisio Samuele Cavadini, di Lugano Michele Foletti, di Bellinzona Mario Branda e di Locarno Alain Scherrer. Governo e Parlamento che usciranno dalle urne il prossimo 2 aprile avranno davanti la traversata del deserto per risanare le finanze pubbliche. Sarà un esercizio complesso che non potrà essere disgiunto da una visione generale del cantone e da quanto stanno facendo e auspicano coloro che sono al fronte nella costruzione pratica della Città Ticino in anni decisivi per il futuro del Paese.