Il commento

Un pasticcio che si poteva evitare

Nelle ultime settimane molti investitori si sono innervositi, per cui i corsi delle azioni e delle obbligazioni hanno subito oscillazioni considerevoli in entrambi i sensi.
Carlo Rezzonico
Carlo Rezzonico
17.05.2022 06:00

Nelle ultime settimane molti investitori si sono innervositi, per cui i corsi delle azioni e delle obbligazioni hanno subito oscillazioni considerevoli in entrambi i sensi. Nei commenti di borsa si è parlato di inflazione, tassi di inte-resse, restrizioni monetarie, reazioni dei consumatori e delle aziende, timori di recessione, ritorno della pandemia in Asia e tanto altro ancora. Provo in questo articolo a far emergere per quanto possibile un filo logico nella ridda di tali fattori.

Bisogna partire dall’inflazione, che avanza all’8,3% negli Stati Uniti e al 7,5% nell’area dell’euro. Questa evoluzione ha svegliato diverse banche centrali, in primo luogo quella americana e quella inglese, che hanno aumentato e intendono aumentare ulteriormente i tassi di interesse per contrastarla. Un inasprimento del costo del denaro è sfavorevole tanto per le azioni quanto per le obbligazioni emesse in passato: se il mercato offre rendimenti più alti i dividendi sulle prime e gli interessi sulle seconde diventano meno attraenti. Tuttavia le aziende, se esiste inflazione, in molti casi riescono ad aumentare i loro prezzi in modo tale da conseguire due scopi: da un lato compensare la lievitazione dei costi che ne deriva (ad esempio i salari più alti e i rincari delle materie prime) e dall’altro lato aumentare in termini nominali gli utili ed i dividendi, mantenendoli invariati in termini reali. Invece gli interessi sulle obbligazioni rimangono immutati in termini nominali e quindi perdono valore in termini reali. In una prima approssimazione si può dire che l’aumento dei tassi di interesse sfavorisce le obbligazioni, ma non nuoce alle azioni.

Il discorso però deve continuare. Se le percentuali di interesse e quindi il co-sto dei finanziamenti aumenta fortemente, certe aziende, specialmente quelle eccessivamente indebitate e che sono sopravvissute solo grazie alle politiche monetarie ultraespansive delle banche centrali, incontrano difficoltà oppure differiscono gli investimenti. I consumatori, dal canto loro, dovendo fare i conti con prezzi in aumento, possono reagire chiedendo rimunerazioni più elevate (ma allora nasce la spirale salari-prezzi e il rincaro si perpetua) oppure riducendo i consumi. I problemi per le aziende e il comportamento dei consumatori suscitano timori di recessione. Si tratta di una situazione che lascia invariato il valore delle obbligazioni ma non quello delle azioni, le quali invece subiscono il contraccolpo di un calo dell’attività produttiva. A questo punto bisogna concludere che le azioni, rispetto alle obbligazioni, corrono il rischio di perdere il vantaggio attribuito loro in sede di prima approssimazione. Si spiega così il fatto, apparentemente assurdo, che un aumento dei tassi di interesse può colpire maggiormente le azioni.

Agli elementi negativi per le prospettive congiunturali si è aggiunto recentemente il ritorno della pandemia in Cina poiché i confinamenti decisi senza compromessi dalle autorità di quel Paese frenano il commercio internazionale e disturbano gli approvvigionamenti.

Da quanto esposto appare con evidenza l’importanza assunta dalle banche centrali. Se reagiscono fortemente all’inflazione e quindi inaspriscono molto i tassi di interesse le preoccupazioni per l’andamento dell’economia dominano i mercati e le azioni soffrono gravemente; nel caso contrario l’inflazione accelera il passo e costringe in un secondo tempo a praticare politiche monetarie ancora più restrittive. Ammesso poi che la recessione giunga davvero, ancora una volta molto dipenderebbe da loro: saranno capaci di perseverare su una linea rigorosa oppure cederanno, compromettendo di nuovo la stabilità dei prezzi e correndo il rischio di dover intervenire più incisivamente in futuro?

Un pasticcio, dunque, che rende comprensibile il disagio della borsa. Nel quale pasticcio non ci troveremmo se le autorità monetarie, nel decennio trascorso, avessero creato moneta in modo ragionevole. Ma ai pochi che lanciarono tempestivamente appelli alla moderazione si rispose, talvolta con altezzosità, che si disponeva dei mezzi occorrenti per dominare la situazione in caso di necessità. Adesso stiamo a vedere se sarà davvero così.