Una protesta rigorosamente al femminile

Sabato scorso, la manifestazione a Torino in favore del tunnel tra Italia e Francia
Ferruccio de Bortoli
Ferruccio de Bortoli
13.11.2018 05:30

Di Ferruccio De Bortoli - Roma e Torino sono due città molto diverse. Quasi agli antipodi. Sono entrambe amministrate da sindache del movimento Cinque Stelle, le cui vicende personali e politiche riassumono il clima di nervosismo della maggioranza legastellata. Il compito più ingrato è quello di Virginia Raggi che governa, verbo assai impegnativo vista la sua inconcludenza, una capitale che affonda tra immondizia, buche e disservizi. Ha ereditato, va detto per correttezza, una città già allo stremo, male amministrata. Ma in due anni e mezzo ha fatto poco o nulla. Sembra incapace di dirigere una squadra di assessori, troppe volte sostituiti, e una macchina comunale di rara inefficienza.

Sabato scorso è stata assolta dall'accusa di falso ideologico («perché il fatto non costituisce reato») in una vicenda legata alla nomina a capo del dipartimento turismo del fratello del capo del personale, tutt'ora sotto inchiesta. La sentenza l'ha rilanciata. «Cancella due anni di fango politico – ha detto al Fatto Quotidiano – il giudice ha dichiarato che sono stata assolta perché ho lavorato bene, nell'interesse della città». Strana lettura di un verdetto. I grillini esultano e, soprattutto, insultano i mezzi d'informazione. Erano pronti a sacrificarla se fosse stata condannata in base a una discutibile e vaga norma del codice interno al movimento.

Chiara Appendino è subentrata invece a una gestione civica di buona qualità. Ha però perso la candidatura alle Olimpiadi invernali del 2026 per le quali sono in corsa Milano e Cortina. Ed è ora al centro delle polemiche per il no alla Tav, ovvero al collegamento ad alta velocità tra Italia e Francia che il movimento Cinque Stelle ha sempre avversato. Sempre sabato scorso è accaduto, proprio nella quieta città sabauda, qualcosa che può cambiare il clima politico italiano. Una manifestazione di cittadini favorevoli al tunnel ferroviario nelle Alpi ha avuto una partecipazione straordinaria. Tale da far ricordare la famosa «marcia dei quarantamila» che nel 1980 mise fine al lungo sciopero che paralizzava la FIAT. Allora si disse: fateci lavorare. Sabato in quella piazza piena di gente di Torino si è gridato un sì agli investimenti, al progresso e alla modernità. E tra i manifestanti c'erano anche esponenti della Lega che le infrastrutture le vuole, a differenza degli alleati di governo.

A Roma domenica scorsa si è tenuto un referendum sulla liberalizzazione del trasporto pubblico promosso da un comitato civico. Non ha avuto un grande successo. Non è stato raggiunto il quorum. Ha votato solo il 16 per cento, in larga maggioranza per il sì. Ma è stata comunque una reazione al disastro del servizio di tram, autobus e metro, gestito da una municipalizzata che rischia, se non passerà nei prossimi giorni il concordato con i creditori, di fallire. L'ATAC, l'azienda municipale romana, ha un debito di circa un miliardo e mezzo, la minore produttività del lavoro, la più scarsa manutenzione. Uno scandalo quotidiano. Il referendum fa seguito a una manifestazione di piazza del 27 ottobre scorso in Campidoglio, nella quale, al grido di «Roma dice basta», migliaia di persone contestarono la gestione comunale. Virginia Raggi liquidò la protesta civica con parole sprezzanti. Uno dei tanti segni del degrado del dibattito pubblico italiano, ricco di insulti, povero di idee. Quella piazza piena, al pari del raduno torinese, era invece la dimostrazione che esiste ancora, nonostante tutto, uno spirito civico, un sentimento comune, una voglia di riscatto. Un antidoto al degrado.

Sia a Roma sia a Torino l'iniziativa è scaturita da comitati civici tutti rigorosamente al femminile. Donne impegnate nella società, professioniste, lavoratrici, mamme. Non «madamine» come ha, poco elegantemente, definito le sette organizzatrici torinesi del raduno «Sì Tav» una consigliera comunale grillina. O «borsette firmate» o «barboncini e pedigree», come sono state invece derise (anche dalla sindaca Raggi) le sei promotrici della protesta civile romana. Nessun legame diretto con i partiti. Sia a Roma sia a Torino. Sono invece espressione di un'opposizione civile. Se vogliamo la stessa che, con modalità diverse, sia Lega sia Cinque Stelle hanno interpretato a suo tempo, raccogliendo poi tanti voti. Oggi, dall'alto delle posizioni di governo, le giudicano con un metro diverso, un distacco e un disprezzo tale, da lasciar supporre che il potere abbia, su leghisti e grillini, un effetto stupefacente. Gli insulti alla stampa, che oggi si vorrebbe docile e allineata, ne sono un sintomo. Pericoloso. Raggi e Appendino, se guardassero con serenità al loro album personale, non potrebbero non riconoscersi nelle donne che manifestano sotto i loro uffici. E cambierebbero giudizio. Giulio Andreotti diceva che il potere logora chi non lo ha. Nell'era populista, almeno in Italia, forse è l'opposto.