Una vita violenta

Davanti alla tragica morte di un ladruncolo di scooter minorenne in fuga dalla polizia, non si può non provare cordoglio e profonda compassione, in particolare per i suoi cari. È il primo sentimento che suscita il caso di Marvin, il giovane di Losanna la cui morte ha innescato l’esplosione di violenti atti vandalici e scontri con la polizia una decina di giorni fa. Ma il problema che solleva quel caso è un abuso da parte della polizia? A tutt’oggi non risultano responsabilità delle forze dell’ordine in quell’incidente. E i facinorosi mascherati più scalmanati che hanno messo a ferro e fuoco un quartiere di Losanna e si sono scontrati con la polizia non erano minorenni e non erano neppure losannesi, ma vandali anti-sistema provenienti da altre città. Fenomeno ben noto, purtroppo. Che poi alcuni agenti ed ex agenti della polizia losannese si siano scambiati in una chat giudizi a contenuto razzista, nazista e discriminatorio (come rivelato nei giorni scorsi, in concomitanza ma senza relazione con l’incidente mortale) è un fatto molto grave e inaccettabile, che non giustifica tuttavia una «presunzione di colpevolezza» dell’intero Corpo di polizia di Losanna. La città ha sospeso subito 8 agenti (sui 500 del Corpo); l’inchiesta stabilirà se il fenomeno non è isolato ma diffuso.
Intanto, il Municipio ha immediatamente comunicato la tolleranza zero nei confronti di simili comportamenti in seno alla polizia. Prima di parlare di «cultura razzista» e «male sistemico» della polizia di Losanna (come hanno fatto anche alcune narrazioni giornalistiche) pare sensato applicare a quanto accaduto il principio di distinzione, di contestualizzazione e di proporzionalità. Vedremo i risultati finali dell’inchiesta. Il caso solleva però un altro problema, ormai diffuso a livello nazionale, ma che assilla la città di Losanna e il Canton Vaud ancor più di altri Cantoni: il drastico aumento della criminalità giovanile. Soprattutto negli ultimi due anni, a Losanna il fenomeno ha assunto proporzioni tali da spingere le autorità giudiziarie vodesi a lanciare un allarme. «Siamo molto preoccupati. Assistiamo ad un aumento della criminalità pesante da parte di giovani e giovanissimi (dai 10 ai 18 anni). Gli atti d’accusa del Ministero pubblico (quelli gravi, appunto, che richiedono un intervento del Ministero pubblico davanti al Tribunale dei minorenni) sono aumentati in un anno dell’81%» ha dichiarato il procuratore generale del Canton Vaud Eric Kaltenrieder.
Il fenomeno è ravvisabile a livello nazionale, ma Vaud è toccato in modo acuto, come dimostra uno studio comparativo fra Cantoni sull’evoluzione della criminalità pubblicato nel marzo 2025 dalla RTS. Lo studio dimostra che la criminalità giovanile nel Canton Vaud è sensibilmente superiore a quella nazionale, segnatamente per quanto riguarda i crimini gravi. Vista l’emergenza, le autorità - anche per impedire che in alcuni quartieri si creino delle sacche di criminalità incontrollata che diventano una minaccia per la sicurezza degli abitanti, come accade ad esempio in alcune città francesi - hanno optato per una presenza capillare nel tessuto sociale cittadino. I controlli di polizia, segnatamente nei confronti di giovani in alcuni quartieri, si sono fatti più frequenti. Per alcuni consiglieri comunali losannesi, l’aumento dei controlli da parte della polizia sarebbe una delle cause della rabbia dei giovani che hanno preso parte agli scontri contro la polizia dopo l’incidente del giovane nel quartiere di Prélaz. Può darsi. E certamente una presenza capillare degli agenti in alcuni quartieri della città non interviene sulle cause profonde di un disagio giovanile che ha superato i livelli di guardia. Le cause sono di tipo socio-economico e socio-culturale e richiedono una adeguata risposta sociale, integrativa ed educativa. Ma non è abbandonando a se stessi (ovvero alla legge della giungla) interi quartieri, come è avvenuto in alcune città francesi o americane che si permette ai giovani più sfavoriti che vi abitano di avere un destino diverso da quello della criminalità.