Uno sguardo sulle società

Siamo ormai al primo giro di boa di Locarno 78, e la bussola odierna, per guidarci attraverso il festival, punta verso uno sguardo ravvicinato alle società, alle comunità contemporanee che, purtroppo, sembrano disfarsi sotto i nostri occhi. Iniziamo, allora, questa esplorazione dalla sezione Cineasti del presente e da The Fin, di Syeyoung Park, un film che prende molto a cuore l’attuale divisione della Corea in due Paesi distinti e separati - e con due regimi politici diversi e opposti - attraverso una parabola fantascientifica, nella quale una mutazione trasforma parte della popolazione in nuove creature sfruttate come forza lavoro a basso costo. Tutto questo in un mondo surriscaldato dal sole e ormai reso quasi completamente arido. Una visione distopica, affascinante, da parte di un giovane cineasta sudcoreano già presente, in passato, nella sezione Pardi di domani. Sul tema delle società che cadono a pezzi a causa anche del riscaldamento globale troviamo, poi, un contributo elvetico, sempre tra i Cineasti del presente: è il film diretto da Jacqueline Zünd, Don’t Let the Sun, nel quale le condizioni ambientali ostili spingono le persone a doversi creare o inventare surrogati di famiglia. Ed è un surrogato di famiglia ciò che cercano anche i bambini di Mare’s Nest, il nuovo film del regista britannico Ben Rivers, in parte tratto da un lavoro teatrale di Don DeLillo, The Word for Snow. Un film estremamente poetico, che mette in scena i bambini come ultima frontiera di resistenza dell’umanità.
Oggi è anche il giorno in cui finalmente, dopo anni, è rivelato al mondo Mecktube, My Love: Canto Due, l’atteso film di Abdellatif Kechiche, i cui precedenti lavori erano stati un po’ messi in ombra dalle polemiche che avevano suscitato. Mecktube, My Love: Canto Due ci presenta un regista al sommo della sua arte, ed è uno dei momenti chiave di questa edizione di Locarno 78. Il film, per molti anni, è stato dato per disperso, era diventata una di quelle opere un po’ leggendarie e di cui si sospetta che non avrebbero mai visto la luce. Era stato accantonato, ed è solo in tempi recentissimi che il regista vi ha rimesso mano. Attraverso una serie di conversazioni, siamo riusciti a convincere Kechiche a presentarlo finalmente in anteprima mondiale al Festival di Locarno. Grande è la nostra gioia di avere in concorso un film attesissimo, non solo dai cinefili ma da tutti coloro che apprezzano il cinema.
Le ultime due chicche imperdibili per lo spettatore che viaggia fra il programma di Locarno 78 utilizzando la nostra bussola sono diverse e distanti tra loro, ma ugualmente preziose. La prima è I Live Here Now, l’esordio registico di Julie Pacino, figlia del grande Al Pacino, la quale con un horror lynchiano, femminista e claustrofobico crea una parabola molto stilizzata sulla maternità e i suoi fantasmi. La seconda è, invece, Anno uno, capolavoro di Roberto Rossellini dedicato ad Alcide De Gasperi, il padre della Democrazia Cristiana. Con Anno uno Rosselini mostra la sfida e la difficoltà insite nel creare un’autentica democrazia. Alla sua uscita, nel 1974, il film fu mal compreso e suscitò dissapori persino nella famiglia dello stesso regista. Oggi, invece, si rivela progressivamente come un’opera chiave nel percorso del padre del neorealismo, un film che a ragione può essere accostato agli altri, indimenticati, lavori del cineasta romano.