Fogli al vento

Vacanzando s'impara

Diventiamo almeno una volta all’anno tutti dei turisti ma detestiamo i luoghi turistici, i ristoranti turistici, le folle di turisti – Turisti sono sempre gli altri, mai noi
Michele Fazioli
Michele Fazioli
07.07.2025 06:00

Si fa presto a dire che la vacanza è vacanza dal lavoro. Mi pare che ogni tanto la vacanza stia diventando un lavoro. Bisogna organizzarla, pianificarla, frammentarla in tanti viaggi brevi, tipo mordi e fuggi, belli ma complessi da governare, tra e-booking e b&b, check-in e voli e traghetti. Finiti i tempi in cui la vacanza voleva magari dire smettere di lavorare per un paio di settimane, fare il solito salto a Cattolica, o Jesolo o Sestri, poi magari restare anche a casa a curare l’orto e la vigna. Oppure c’erano le vacanze a chilometro zero, in montagna, le famiglie stavano su due mesi, i padri erano pendolari. Occhèi, come dicono i giovani, quelle vacanze a casa o quelle transumanze in montagna sono cose passate e finite, è stato bello ma ora le cose non funzionano più così ed è anche bello correre un po’ in giro per il mondo, solcare mari, andare sotto cieli diversi, scoprire acque limpide e cattedrali , trekking e musei, pinete e isole greche, barche e piscine, borghi medievali e coste azzurre, le Ibize e le Formentere e le Sardegne da VIP, dolci coste bretoni e fiordi nordici e americhe e afriche e chi più ne ha più ne metta.

Fa bene viaggiare. Allarga gli sguardi, accende le curiosità, fa scoprire cose, luci, orizzonti diversi. Anche se mi ricordo sempre quel verso del poeta latino Orazio imparato a scuola, «Non cambia animo ma soltanto cielo colui che solca i mari» (puoi andare fino in Patagonia ma resti quello che sei), tuttavia che bello andare in vacanza. Ma il guaio è che ormai tutti vanno in vacanza e molti volano anche lontano (vabbè, lasciamo pur stare il fatto che nella generale lamentazione per gli sprechi energetici e per l’inquinamento del pianeta nessuno trova nulla da ridire sui miliardi di litri di cherosene bruciati dai milioni di vacanzieri continentali e intercontinentali). E se tutti vanno sempre di più in vacanza allora tutti sono turisti.

Le masse vanno in vacanza ma nessuno ama le vacanze di massa. Diventiamo almeno una volta all’anno tutti dei turisti ma detestiamo i luoghi turistici, i ristoranti turistici, le folle di turisti. Turisti sono sempre gli altri, mai noi. Vorremmo andare a Venezia, mica ci può andare solo Bezos, però il guaio è che come noi vogliono andarci centinaia di milioni di persone all’anno. Da qui la contraddizione: come ammettere il diritto di milioni di persone a migrare d’estate e al tempo stesso garantire isolamenti deliziosi, spiagge rarefatte, litorali puliti, piazze non calpestate? Un po’ di selezione avviene per gusto e per denaro. Uno per gusto preferisce un alberghino aggraziato e sobrio nei profumi della campagna francese dopo lunghe biciclettate su viali alberati fra castelli e vini e luci alla van Googh, un altro preferisce ammassarsi la sera in viale Ceccarini a Riccione calzando infradito, ascoltando musica assordante e leccando gelati. Non c’è da giudicare. I soldi poi sgranano la selezione e c’è chi può nascondersi fra i pini di Cap d’Antibes oppure va in un wellness vaporoso dove massaggiatori torturano a prezzo carissimo le celluliti tremule delle signore dell’alta borghesia finanziaria inquieta per le crisi geopolitiche del mondo e soprattutto perché il tempo passa anche per i ricchi.

Tornando alle vacanze normali, l’ammucchiata sotto gli ombrelloni sulle spiagge affollate è anche rassicurante, tutti insieme e stretti al cospetto di un mare brodoso vigilato da bagnini in canotta rossa e bicipiti tatuati (finita comunque l’era dei bagnini seduttori, oggi tirano i generi tipo influencer e deejay), tutti insieme davanti alle trenette al pesto e alla mezza minerale, tutti insieme a camminare la sera sotto palme e lampioni a guardare le ragazze vestite apposta (o svestite apposta) per farsi guardare. La vacanza casalinga in montagna rimane la meno stressante: quando verso sera la luce si fa dolce e obliqua, ci si può lasciare andare a quieti pettegolezzi di villeggiatura, certi di una sorta di immunità vacanziera. Naturalmente c’è anche chi freme per l’ebbrezza del sibilo di una vela che corre nel vento e nell’azzurro, chi scala la solitudine maestosa del mistero delle montagne e chi si dora al sole come una sogliola ai bordi di piscine celesti. Qualunque cosa farete, buone vacanze, cari lettori di questi fogli.