Editoriale

Verde è il colore della pelle di Dio

Il tema della discriminazione razziale resta di sconsolante attualità in molte parti del pianeta, ma oggi altre preoccupazioni si sono aggiunte alle agende dei leader religiosi
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Carlo Silini
02.07.2022 06:00

Chi ha frequentato parrocchie e oratori nei decenni passati, ha con ogni probabilità orecchiato una canzone che, a tutti gli effetti, è una lezione di antirazzismo religioso. Si intitola «Di che colore è la pelle di Dio?» e contiene la risposta nel ritornello: «È nera, rossa, gialla, bruna, bianca perché Lui ci vuole uguali davanti a sé». Ma i tempi cambiano e, anche se il tema della discriminazione razziale resta di sconsolante attualità in molte parti del pianeta, oggi altre preoccupazioni si sono aggiunte alle agende dei leader religiosi nel mondo. Non solo l’Ucraina, ma anche – da diversi anni ormai - la crisi ambientale. Del resto, non esiste spiritualità che non sia anche in un qualche modo ecologica. Se credi che la realtà non si esaurisce nell’orizzonte finito della materia, ogni forma di vita esprime un valore da onorare e proteggere. E così le diverse tradizioni religiose che magari «litigano» su molti altri punti, di fronte alla natura si assomigliano. «Possa io essere come la terra, fornendo l’aria, il terreno, l’acqua, e tutto ciò che fornisce, questa è la sorgente sacra della vita» pregano i buddhisti. Francesco d’Assisi chiamava fratello il Sole e sorella la Luna. «Per sei anni seminerai il tuo campo, e poterai la tua vigna e ne raccoglierai i frutti; ma il settimo anno sarà come sabato, un riposo assoluto per la terra», insegna l’ebraismo nel libro biblico del Levitico. «Il mondo è verde e bello, ed Allah ti ha nominato suo custode», ammoniva dal canto suo Maometto. Non stupisce che qualcuno, mettendo insieme le cose, abbia capito che un comune terreno di incontro per le religioni sia proprio la lotta ambientale. Qualche mese fa, su The Conversation - la rete di media senza scopo di lucro che pubblica notizie e rapporti di ricerca online - è uscito un servizio che lo dimostra. L’autrice, Rita D. Sherma, è affiliata a un progetto accademico internazionale e multireligioso promosso dall’Università di Yale e sostiene, già nel titolo, che «religione e fede possono combattere l’eco-disperazione». «La sopravvivenza planetaria – scrive la studiosa - è ora basata sull’allineamento delle nostre nozioni di diritti umani ed ecologici con i nostri principi più elevati. In quanto tali, sono indispensabili modi di conoscere che sono radicati nella religione, nella filosofia, nell’etica spirituale, nelle tradizioni morali e in una cultura che valorizzi la comunità e i beni comuni - come una risorsa essenziale per la trasformazione necessaria per la rigenerazione e il rinnovamento ambientale. In altre parole, le persone sulla Terra devono attingere ai modi di pensare di queste tradizioni di fede per affrontare le crisi ambientali che dobbiamo affrontare ora». Le grandi religioni, quindi, da una parte continuano a produrre ognuna in proprio strumenti di comprensione spirituale della questione ecologica (come l’enciclica di papa Francesco «Laudato sii» o la «Dichiarazione islamica per il cambiamento climatico globale»), dall’altra cercano di unire le forze e lavorare insieme su questo fronte. Ne fanno stato organismi come «l’Alliance of Religion and Conservation» che da anni ha messo insieme le 11 maggiori religioni del mondo per elaborare programmi ambientali, basati sui propri insegnamenti, credenze e pratiche fondamentali; l’«Interfaith Rainforest Initiative», che fa capo all’autorità morale di diverse fedi per ripristinare le foreste pluviali del mondo; il programma «Sacred Earth: Faiths for Conservation» del WWF o il movimento interreligioso mondiale per il clima e l’ambiente «Greenfaith». È una buona notizia e speriamo che questa sorta di Parlamento mondiale delle religioni per l’ambiente riesca ad incidere sulle nostre coscienze, sulle nostre convinzioni e in definitiva sul pianeta più di quanto succede dopo i verbosi e inconcludenti summit politici sull’ecologia. Nel frattempo, qualcuno aggiorni la canzone: la pelle di Dio è anche verde.

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