Il commento

Crescita economica, il quadro attuale

Dalla Germania non giungono buone notizie ma attenzione a dare per spacciata la locomotiva tedesca
Lino Terlizzi
Lino Terlizzi
30.05.2023 06:00

Nel primo trimestre 2023 l’area dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), che comprende 38 Paesi significativi a economia di mercato, ha registrato una crescita dell’1,5% rispetto a un anno prima. Considerando le tensioni economiche e geopolitiche esistenti a livello mondiale, si tratta di una buona tenuta. La percentuale mostra un inevitabile rallentamento in rapporto a gran parte del 2021 e 2022, ma è lievemente superiore all’1,4% del quarto trimestre dell’anno scorso e conferma l’assenza di una recessione internazionale.

Secondo l’OCSE per gli Stati Uniti la crescita nel trimestre, sempre su base annua, è stata dell’1,6%; per il Regno Unito dello 0,2%. Per l’Unione europea nel suo complesso, che resta la principale area di scambi per la Svizzera, la crescita è stata dell’1,2%. È interessante guardare più da vicino la situazione di due tra le maggiori economie dell’area UE – la Germania e l’Italia - che sono per noi partner di primo piano. La Germania ha il segno negativo per il trimestre, con un -0,1% su base annua. I dati dell’OCSE non hanno indicato una recessione, ma secondo l’aggiornamento dell’Ufficio tedesco di statistica, uscito un paio di giorni dopo, l’economia germanica è invece in recessione tecnica, avendo sommato due percentuali consecutive negative nei dati trimestre su trimestre.

L’andamento della Germania negli ultimi due trimestri certo non è una buona notizia, ma attenzione a dare per spacciata la locomotiva tedesca, come molte volte è stato fatto in passato, sbagliando. Vedremo come andrà nei prossimi trimestri, nel frattempo è utile tener presente che la stessa OCSE nelle previsioni di marzo aveva indicato per l’intero 2023 una crescita tedesca dello 0,3%; dal canto suo la Commissione europea nelle previsioni di maggio ha attribuito alla Germania, sempre per l’intero anno, una crescita dello 0,2%. Non grandi percentuali, ovviamente, ma se così andasse ci sarebbe una significativa conferma della resilienza germanica. Ricordiamo, per inciso, che anche gli USA l’anno scorso hanno avuto una recessione tecnica e hanno poi chiuso comunque il 2022 in positivo.

L’Italia nel primo trimestre 2023 per l’OCSE ha registrato una crescita dell’1,8% su base annua. È un buon dato, che va accolto positivamente e che al tempo stesso si presta a riflessioni. La risalita dell’economia italiana tra il 2021 e il 2022 è stata favorita non poco da due fattori rilevanti: l’azione del Governo Draghi, dotato di un’ampia maggioranza e guidato da una persona a cui la competenza economica non manca; l’arrivo dall’UE dell’ingente piano di aiuti del Recovery Fund. Occorre ricordare questi due fattori che hanno contribuito alla ripresa, anche perché sarebbe un grave errore se ora il Governo Meloni procedesse in altra direzione. I ritardi dell’attuale Esecutivo nella realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR, collegato appunto ai massicci aiuti UE) e la sua opposizione tutta ideologica al Meccanismo europeo di stabilità (MES, detto Fondo salva-Stati, l’Italia è l’unica a non averlo ratificato) sono elementi su cui sarebbe opportuno che Roma cambiasse rotta, per evitare sia nuovi contrasti con Bruxelles sia altri freni alla ripresa italiana. Al contrario della Germania, che oggi soffre ma ha alle spalle molti anni di crescita solida, l’Italia ha dietro di sé periodi non brevi di crescita media non soddisfacente. Roma deve quindi raggiungere una maggiore continuità nell’aumento del Prodotto interno lordo, sia per le esigenze del Paese sia per avere in modo più robusto la fiducia dei partner e dei mercati.

Per quel che riguarda la Svizzera, è possibile che i prossimi dati della Segreteria di Stato dell’economia (SECO) sulla crescita nel primo trimestre non siano da festeggiamenti. Ma attenzione anche qui a non cedere alla facile moda di vedere tutto grigio. Il nostro Paese chiaramente non è un’isola e dunque risente a sua volta del contesto internazionale. Tuttavia, nonostante il rallentamento economico la Svizzera ha mostrato più volte un’ampia capacità di tenuta, anche in questi ultimi, complicati anni. Vedremo l’andamento elvetico nei prossimi mesi, per ora val la pena di ricordare che sia l’OCSE sia il Fondo monetario internazionale hanno sin qui previsto un aumento del PIL svizzero per l’intero 2023, seppur inferiore all’1%. Crescita non alta, ma pur sempre crescita e non recessione annua.