Democrazie liberali

Sono così simili le immagini della guerra in Ucraina e quelle del terremoto in Turchia e Siria: edifici sfondati, gente sconvolta che si aggira tra le macerie. Ovunque dolore, disperazione, distruzione. Solo a uno sguardo più attento si riconoscono le diverse situazioni. I mistici fanatici vedono in entrambi i casi una risposta della collera divina alla dissennata malvagità degli uomini, un meritato castigo per le loro colpe. Noi che non siamo né mistici né fanatici la pensiamo diversamente: il terremoto ha cause naturali, la guerra cause umane (politico-economico-sociali). Teniamo per buona la prima asserzione, benché sia vera solo in parte: gli edifici costruiti in barba alle norme antisismiche, il ritardo dei soccorsi, le carenze infrastrutturali sono fattori sociali, altro che naturali. La seconda invece è ineccepibile: per fare la guerra ci vogliono esseri umani, la loro volontà, l’esercizio del potere o capacità di far fare cose, anche orribili, ad altre persone, ci vuole disponibilità finanziaria.
Inoltre le calamità naturali non sono di per sé giuste o ingiuste. Le guerre sì. In particolare la teoria della guerra giusta che ancora seguiamo nasce con Sant’Agostino. Le sue posizioni erano tese a confutare la tesi che dallo spirito del Vangelo si dovesse trarre il principio della condanna assoluta della guerra: la guerra di difesa invece è giusta e giustificata dal principio morale che dice che è lecito respingere la violenza con la violenza (in latino vim vi repellere licet). Ad essa si contrappone il pacifismo, con la critica delle tradizioni che giustificano la guerra, che trova il suo sbocco nell’azione per eliminare la guerra, col disarmo, con la pratica della non violenza.
Io personalmente sto con il filosofo Immanuel Kant: c’è nelle democrazie liberali, scrive, un qualcosa che sembra spingere gli Stati dotati di tale regime e comportarsi nei rapporti reciproci in maniera diversa da come si comportano gli Stati a regime autoritario. Se i cittadini possono dire la loro attraverso i rappresentanti, se le decisioni sulla guerra non dipendono dal capriccio di un despota ma da coloro che sono chiamati a soffrirne i costi, ciò non può che avere un effetto pacificatore sui rapporti internazionali.
Tanto più che le democrazie, ecco la loro stranezza, le democrazie liberali solide non si fanno la guerra tra di loro (la fanno talvolta agli altri, concesso). Le democrazie sono regimi politici tendenzialmente più pacifici dei regimi autoritari. La soluzione per la pace è qui da noi, è...la democrazia, liberale (voto+rispetto dei diritti umani), il più possibile partecipativa, con esercizio del potere dal basso, il potere di tutti o «onnicrazia», come la chiamava Aldo Capitini.