La Posta di Carlo Silini

Dio ci conservi i medici di famiglia

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Carlo Silini
10.06.2022 06:00

Gentile Carlo, faccio riferimento all’opinione del sig. Marco Romano (CdT del 31.5.2022): uno dei sistemi per diminuire i costi generali della salute, preso scarsissimamente in debita considerazione, sarebbe quello del potenziamento della medicina territoriale e soprattutto della medicina generale di famiglia. Con la sempre maggior specializzazione medica e settorializzazione della professione si assiste sempre di più ad una atomizzazione della cura del paziente, costretto a pendolare tra medici e centri specialistici,»mentre noi generalisti sul territorio siamo sempre più colpiti dalle severe imposizioni tariffarie e da singole casse malattia che non riconoscono la nostra dignità e che addirittura, in alcuni casi, richiedono soldi indietro di fatture a loro dire emesse senza averne diritto (pur avendole a suo tempo pagate). Come medico di medicina generale mi sento schiacciato tra una continua richiesta da parte dei miei pazienti che pur legittimamente pretendono prestazioni («Io pago la cassa malati!») e le esigenze di mantenere bassi costi delle prestazioni per evitare di incorrere nelle sanzioni di SantéSuisse. Ma chi controlla il controllore? Le casse malati non esistono come associazioni no-profit. Le uniche a fare cassa ed a guadagnarci sono loro e siam qui a lamentarci che i costi salgono? Se si incentivasse la medicina di famiglia, si ritornasse ad una medicina più umana e legata al territorio e si calmierassero gli enormi guadagni lobbistici delle casse malati ci sarebbero senz’altro dei miglioramenti per i nostri pazienti, soprattutto in termini di qualità delle cure. Tra poco noi medici di famiglia spariremo completamente, sostituiti da centri poliambulatoriali contro cui non c’è partita per noi che contiamo solo sulle nostre braccia e sui nostri fonendoscopi, senza fondi milionari dietro le spalle.
Marco Bellezza
Lodrino

Caro dottor Marco Bellezza, lei dà voce alla nobile categoria dei medici di famiglia e al sentimento di molti cittadini che si sentono sballottati da un servizio medico «senza volto» all’altro. E sfonda porte aperte sul comune sentire di fronte agli innegabili appetiti delle casse malati, che praticamente ogni anno aumentano i costi del premio. Ora, non sono un tecnico e d’istinto le dò ragione. Ma mi rendo anche conto che due anni di emergenza pandemica incidono enormemente sulla spesa sanitaria globale. Sono poi consapevole dell’alto livello delle prestazioni mediche della Svizzera, se paragonato anche solo alla situazione d’oltre confine, dove capita di sentire storie di figli o genitori che dormono in corridoio negli ospedali per poter accudire i loro cari e/o addirittura per procurare loro i medicamenti di cui l’ospedale si dice sprovvisto (questa me l’ha raccontata una collega del Varesotto). È chiaro che l’alto livello dei servizi medici costa. Ma non sono in grado, come invece lo è lei, di valutare fino a che punto sia sempre giustificato e fino a che punto le casse malati «ci mangino sopra». Mi associo in ogni caso senza alcuna remora alla difesa senza se e senza ma della medicina di famiglia, della vicinanza fisica e psicologica del dottore alla sua gente. Dio salvi i medici di famiglia e ce li conservi sempre!