Pensieri dal battellino

È scappato il leone

Nella bolgia parlamentare la belva dei risparmi si aggira tra i conti cantonali
Bruno Costantini
03.02.2024 06:00

Il futuro sarà delle e degli influencer creati con l’intelligenza artificiale perché non invecchiano, sono adattabili, economici e non creano casini come la Ferragni. Ci sono già interessanti applicazioni pratiche. Da diversi giorni Asia, in quanto microinfluencer del lago e content creator, si arrovella sulla faccenda, trovando tuttavia conforto nelle parole del Santo Padre che ha invitato a non aver paura del futuro a patto di mantenere l’essere umano al centro. Se Francesco non teme l’intelligenza artificiale, che potrebbe anche sostituirsi a preti, vescovi, cardinali, papi e magari anche a Dio, la mia amica non vede perché lei, onesta professionista della nullafacenza, debba preoccuparsi. Inoltre, ha un indubbio vantaggio: creando contenuti su un microcosmo dove spesso la realtà supera la fantasia non ha problemi a propinare storytelling che vellicano la mente dei suoi follower senza dover ricorrere ad algoritmi e finzioni. È già tutto vero. Sul battellino, passando da un pontile all’altro del golfo per portare il Barbera fatto col mulo, raccogliamo sempre notizie che sembrano inverosimili ma che sovente corrispondono alla realtà da non confondere con l’ufficialità. Anche quest’ultima offre comunque spunti in abbondanza per gli storytelling della mia amica.

Per esempio, la presa di posizione contro qualsiasi abbassamento del canone radiotelevisivo da parte del Consiglio di Stato a maggioranza relativa leghista con pistonatura democentrista è un caso curioso di fantasia al potere. È vero che il Governo è collegiale, ma Gobbi e Zali – cioè la maggioranza relativa appartenente a quell’area politica che ha raccolto in Ticino il record di quasi 30.000 firme per ridurre il canone a 200 franchi, come ricorda ogni domenica l’artiglieria pesante del Mattino – devono contare come il due di picche se non sono riusciti a far mettere nel documento nemmeno mezza parola che attenuasse l’adorante slinguazzamento dell’ente radiotelevisivo. Gobbi e Zali avranno il coraggio di dissociaRSI? O preferiranno imboscaRSI, come ha fatto il Consiglio di Stato sulle finanze cantonali dopo aver presentato il preventivo 2024 e le misure di risparmio lo scorso mese di ottobre?

È infatti da allora che il Governo non ha più fatto un cip sui conti che passeranno al vaglio parlamentare da lunedì. I partiti si sono esibiti nelle solite baruffe, alcuni hanno partorito un accordicchio tenuto assieme «cun la spüda», il Paese s’è agitato, la piazza ha inveito contro il Governo ladro, adesso i sindacati minacciano lo sciopero dei dipendenti pubblici, ma i cinque tacciono, nemmeno hanno mandato avanti il cancelliere a rassicurare che hanno viveri a sufficienza e stanno bene. Hanno solo fatto sapere che parleranno la prossima settimana nella bolgia monumentale del Gran Consiglio dove alto è il rischio che l’istituzione venga seppellita dal peso del ridicolo più che dalla gravità della situazione. Chissà, forse i cinque si sono tacitamente dissociati dai loro stessi conti (viene in mente un dibattito parlamentare di molti anni fa quando il deputato democentrista già popolare-democratico Gianfranco Soldati confessò di essersi dissociato da se stesso). Oppure, come nella celebre canzone di Enzo Jannacci, sono andati tutti allo zoo comunale per «gridare: aiuto, aiuto è scappato il leone!» e «vedere di nascosto l’effetto che fa». Asia pone una domanda che mette i brividi: e se a furia di fare gli stupidini il leone fosse scappato davvero?