L'editoriale

Aiuti a Kiev, il tempo gioca a favore di Mosca

Al summit di Ramstein gli alleati di Kiev annunciano nuovi aiuti ma appaiono divisi
Osvaldo Migotto
21.01.2023 06:00

A Davos, nell’ultima giornata del Forum economico mondiale (WEF),Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea (BCE), ha affermato che le prospettive per l’economia mondiale «sono migliorate» ma «dobbiamo essere cauti». In particolare «non sappiamo bene come evolverà l’inflazione». E, aggiungeremmo noi, non sappiamo neppure come proseguirà la guerra in Ucraina, con tutte le pesanti conseguenze che ha già avuto e che potrebbe continuare ad avere sull’economia europea e mondiale, proprio a cominciare dal prezzo degli idrocarburi e di altre importanti materie prime. In effetti, nel corso del 2022 è stata l’ascesa esponenziale del prezzo di tali materie a svolgere il ruolo di principale detonatore della spirale inflazionistica. Le misure di emergenza adottate da vari Governi per calmierare i prezzi di gas e petrolio hanno contenuto le pesanti ricadute sull’economia degli effetti collaterali del conflitto. Ma l’emergenza è tutt’altro che rientrata, soprattutto se ci si proietta nel prossimo inverno alla luce di una guerra la cui fine non appare per ora all’orizzonte.

Il Cremlino, nonostante le pesanti perdite finora subite, non sembra infatti deciso a rinunciare alle sue mire espansionistiche. Anzi, nelle ultime settimane l’esercito russo ha intensificato i bombardamenti su infrastrutture vitali ucraine e, dopo mesi di stallo, negli scorsi giorni ha pure ottenuto una prima vittoria sul terreno, conquistando Soledar, città nella provincia orientale ucraina di Donetsk. Mentre sono in corso attacchi massicci contro altre località. Insomma, la mobilitazione parziale decretata da Putin lo scorso settembre sembra dare i primi frutti. Ma quello che preoccupa maggiormente sono i piani di Mosca per un più massiccio intervento in territorio ucraino. «Tutto procede secondo i piani previsti», ripete a più riprese il leader del Cremlino, ma nessuno sa, a Kiev e in Occidente, quali siano tali piani. Tuttavia, stando alle valutazioni di alcuni analisti militari e di giornalisti che citano fonti ben informate russe, Putin si sarebbe ormai accordato con il dittatore bielorusso Lukashenko per un intervento militare di Minsk al fianco di Mosca. E ora l’intelligence ucraina, ma anche analisti occidentali di strategie militari, temono un nuovo attacco di Mosca dal suolo bielorusso, su Kiev o sulle linee di rifornimento dalla Polonia.

Su tale nuova fase del conflitto certezze non ve ne sono. Ma la mobilitazione massiccia di militari e mezzi russi parla da sola. Del resto basta ascoltare i più recenti discorsi di Putin e dei suoi stretti collaboratori per rendersi conto che Mosca vuole rifarsi al più presto sul campo di battaglia, dopo l’umiliazione subita sul finire della scorsa estate a seguito della controffensiva lanciata da Kiev il 29 agosto nel sud dell’Ucraina. Inoltre lo «zar» non può certo permettersi di proseguire all’infinito una guerra che finora è costata molto cara a Mosca non solo in termini di perdite di mezzi e uomini, ma anche di rallentamento dell’economia. Nel suo sforzo bellico Putin può contare sul sostegno di altri regimi dittatoriali, a cominciare da quello iraniano e quello bielorusso. Si tratterà ora di vedere quale atteggiamento assumeranno gli alleati occidentali nel sostenere l’esercito di Zelensky. Non lascia ben sperare l’ulteriore rinvio, da parte della Germania, della decisione sull’invio dei potenti carri armati tedeschi Leopard 2 all’esercito di Kiev. Ieri, in occasione della riunione presso la base aerea americana di Ramstein (Germania), gli oltre 50 Paesi che sostengono l’Ucraina hanno annunciato ulteriori aiuti militari per l’esercito ucraino. Tra questi non figurano però i panzer tedeschi. Ma non è tutto.

Tra i sostenitori di Kiev non vi è unanimità di vedute sul tipo di mezzi da far pervenire alle forze armate ucraine. È normale che ogni Paese valuti in modo diverso le opportunità e i rischi legati alla fornitura di nuove e potenti armi al Paese invaso. Il timore più diffuso è quello di una escalation del conflitto che finisca per coinvolgere direttamente anche i Paesi che sostengono Kiev. Il tempo però gioca a favore di Mosca. Se a Kiev non arriveranno rilevanti aiuti militari prima dell’inizio dell’offensiva russa, che Putin potrebbe far scattare a breve termine per sorprendere tutti, gli sforzi umani ed economici finora fatti per frenare le mire espansionistiche del Cremlino potrebbe rivelarsi uno spaventoso buco nell’acqua.

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