L'editoriale

Automobili elettriche, tra sussidiati e beffati

La proposta di tagliare il sostegno di 2000 franchi e la buona volontà di fare un passetto indietro - Se a frenare sostegno è l'UPSA
Gianni Righinetti
07.10.2022 06:00

Un colpo di spugna e via. La Commissione ambiente, territorio ed energia del Gran Consiglio propone al Parlamento di cassare il sussidio diretto per l’acquisto di un’autovettura a propulsione integralmente elettrica. A suggerire lo stralcio del bonus statale di 2.000 franchi è stata l’Unione professionale svizzera dell’automobile (UPSA) Sezione Ticino che nella fase test di questo sussidio scioltosi come neve al sole (così è stato per i 2,5 milioni che hanno sostenuto 1.250 acquirenti di full electric) si era fatta sostenitrice dell’anomala collaborazione pubblico-privato nel campo dei sussidi. Lo Stato ha versato il sostegno all’acquirente solo in presenza del pari riconoscimento all’acquisto del nuovo veicolo dal venditore. In soldoni i fortunati di quella prima era hanno ricevuto 4.000 franchi equamente ripartiti tra l’importatore e l’ente pubblico. Secondo il principio poco equo del «chi primo arriva, meglio alloggia», il Gran Consiglio seguendo la rotta indicata creerebbe una fascia di privilegiati (coloro che hanno presentato il documento d’acquisto entro la fine del 2021) e la categoria dei beffati. Ignari e perfettamente in buona fede che hanno concluso il contratto dallo scorso 1. gennaio via e che rischiano di pagare la propria autovettura più di quanto preventivato.

Indipendentemente dai motivi che stanno alla base della scelta della vettura alimentata a corrente elettrica (siano essi d’estrazione ecologista o di adeguamento al processo tecnologico) va detto che tutti seguono la tanto decantata transizione energetica. E oggi la scelta risulta essere anche più coraggiosa di ieri alla luce dei venti di tempesta sul mercato dell’energia tra penuria e aumento massiccio delle tariffe a partire del prossimo anno. Così accadrà che, al posto di incentivare, si finirà per punire.

La prima spinta del Governo risale al maggio del 2018, pochi anni fa, ma in materia di propulsione ad energia elettrica pare di parlare di un’altra era quando c’erano più incognite che certezze. Al punto che nessuno era stato in grado di prevedere un boom di tali proporzioni: alla fine del 2021 un’auto su sette venduta in Svizzera era elettrica. Nel luglio dello scorso anno il Cantone ha deciso di rilanciare l’incentivo, varando un credito dotato di 11 milioni, 6 dei quali destinati all’acquisto di nuove auto con la collaudata formula, ma con un airbag: l’esclusione dal sussidio delle auto con un prezzo oltre i 60.000 franchi per evitare di aiutare chi, già benestante, optava per auto d’alta gamma incassando dallo Stato. Nelle intenzioni della commissione i 6 milioni andrebbero aggiunti agli 1,5 già destinati allo sviluppo delle colonnine di ricarica. Si passa quindi da un sussidio diretto ad uno indiretto. Sempre meglio di nulla, si potrà obiettare. Vero, perché nel nostro sistema federalista ogni Cantone si muove come meglio crede. In Vallese, ad esempio, lo Stato sussidia con 3.000 franchi, nel Canton Ginevra per tre anni si è esonerati dal versare l’imposta di circolazione. Complessivamente sono 11 i Cantoni che danno, ma questo non appare la conditio sine qua non per l’acquisto del veicolo in discussione. Anche i cittadini di Cantoni che non riconoscono un franco acquistano auto elettriche. Questo porta a dire che rifocillarsi di soldi pubblici non è il requisito indispensabile per compiere questo passo, ed è rallegrante, perché la mammella statale non è una fonte inesauribile e uno stato liberale non può parlare ai cittadini solo con la politica del sussidio. Ma quanto sta avvenendo in Ticino è quantomeno intempestivo: si è pronti a rinunciare solo perché da parte degli importatori di veicoli si dice «basta» e l’UPSA tira il freno. Tutti ben sappiamo che il veicolo elettrico necessita di molta meno manutenzione, non richiede il cambio dell’olio, non conosce l’usura della frizione o della cinghia di trasmissione. E anche le pastiglie dei freni si mantengono a lungo grazie al freno rigenerativo del motore. Detto in termini chiari e semplici: l’auto elettrica non è un affare per i garagisti. Magari si potrà cancellare il credito, ma non si potrà annullare il progresso e la transizione.

Al Gran Consiglio si può ancora chiedere di tornare sui suoi passi, concordando con il Governo (costretto oggi ad ingoiare un boccone amaro di fronte a una proposta che è stata pesantemente modificata) il mantenimento del sussidio da parte dello Stato, indipendentemente da quello che faranno importatori e rivenditori. Basta una piccola dose di buona volontà e si otterrà un ragguardevole ritorno di coerenza. In questi tempi ballerini sarebbe già un gran successo.