Bellinzona desidera rivedere le stelle

Poco più di 46 mila parole spese, a Bellinzona, in una sola seduta di Consiglio comunale, quella dedicata ad inizio febbraio al Preventivo 2025 e alla variante di Piano regolatore per il comparto che sorgerà al posto delle Ferriere Cattaneo di Giubiasco. Parafrasando Honoré de Balzac, ci vien da dire che la politica è un meccanismo gigante mosso da persone comuni. Comunque non le abbiamo contate noi, ma il presidente uscente del plenum Giorgio Krüsi, che nel discorso di commiato ha sottolineato come il Legislativo turrito sia «assai loquace, segno certo di tempi lunghi, ma anche di una vivacità democratica fra sensibilità diverse». Auspicando poi un’attenzione più meticolosa sui «dossier più importanti per il nostro futuro».
La capitale aggregata non ha nemmeno 10 anni quindi, gira e rigira, i temi rilevanti ai quali alludeva il già primo cittadino sono quelli arcinoti. Ergo: i progetti strategici che vi abbiamo presentato in tutte le sfaccettature e sui quali non torniamo oggi. Dalla pandemia da coronavirus si è aggiunto, purtroppo, un altro argomento oggetto sovente di accese discussioni, ossia lo stato delle finanze. E, collegato, le relazioni fra Comuni e Governo in virtù del continuo riversamento di oneri di quest’ultimo verso i primi. A Bellinzona l’80% della spesa è vincolato da ordinamenti normativi di livello istituzionale superiore (nella stragrande maggioranza dei casi, appunto, da parte del Cantone). Come se non bastasse, per un ulteriore 15% i margini di manovra del Municipio sono limitati. La riforma cantonale sulle persone giuridiche e alcune recenti scelte in ambiti delicati (la scuola e le case anziani) sono solo due esempi di provvedimenti che «pesano» sui conti della Turrita. Tant’è che il Preventivo per il corrente anno preconizza un disavanzo di oltre 13 milioni.
Di fronte a queste prospettive tutt’altro che rosee (anche se, va detto, il consuntivo 2024 è migliorato di 7,5 milioni, pur chiudendo sempre in rosso), la maggioranza del Consiglio comunale ha deciso di lanciare la ciambella salvagente ad un consesso costretto a navigare in acque burrascose. In primo luogo, almeno a breve-medio termine, non verrà aumentato (né diminuito) il moltiplicatore d’imposta fisso al 93% dal 2018. È il più alto fra i poli ticinesi, ma ritoccarlo verso il basso oggi come oggi è impensabile per quanto detto. Considerando altresì che il debito pubblico aumenta ed il contributo di livellamento è diminuito. Non si vuole inoltre andare ad intaccare oltremodo il potere d’acquisto dei cittadini. Secondariamente è palese la volontà di collaborare fra poteri istituzionali ed Amministrazione comunale per far uscire dall’impasse la Città, che allo stato attuale va considerata una «giovane» incompiuta.
C’è invece ancora parecchio lavoro da fare per quanto riguarda l’incisività delle misure di contenimento messe in atto per limitare la spesa. A finire sotto il fuoco di fila di alcuni partiti è stata in primis quella legata al personale (109,6 milioni a bilancio nel 2024, +4,1 milioni rispetto all’anno precedente). Tanto che pure la Commissione della gestione, pur comprendendo alcune scelte del Municipio volte a tenere alta l’asticella della qualità dei servizi erogati, si è posta più di un interrogativo «sulla sostenibilità di queste evoluzioni». Il sindaco Mario Branda e i colleghi non hanno finora adottato provvedimenti «draconiani» in nessun ambito, forti degli scostamenti positivi fra preventivo e consuntivo. La svolta sarà (forse) il Preventivo 2026. In novembre sapremo se Bellinzona potrà tornare a riveder le stelle oppure verrà inghiottita in un cimentoso cerchio dantesco dal quale non sarà affatto facile uscire indenni.